Lemmi arabi fiammeggianti decorano enormi dipinti raffiguranti continenti o l’intero globo terrestre. Singole parole che inneggiano alla libertà, alla democrazia, alla pace, all’identità politica riferite a popoli in conflitto. Su tale tematica s’incentra la terza mostra di Pietro Ruffo intitolata Irhal, Irhal ovvero Vai,via esposta presso la galleria capitolina Lorcan O’Neill.
La scelta della lingua mediorientale non è casuale ma consapevolmente impiegata per evocare l’aspirazione alla libertà espressa nelle numerose proteste ed agitazioni emerse, in primo luogo sul web, durante l’inverno 2010/2011 e successivamente sfociate nella serie di manifestazioni e rivolte che hanno visto le regioni del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord Africa protagoniste della cosiddetta ‘Primavera Araba’.
Dopo la personale del 2007 ‘Six Nations’, incentrata sulle bandiere delle sei nazioni maggiormente influenti sia a livello culturale che economico, e la successiva esposizione del 2009 ‘Grasweg’, l’artista romano torna nello spazio espositivo trasteverino per presentare il suo ultimo progetto di natura civile e geo-politica collegato alla recentissima storia contemporanea.
Pietro Ruffo, classe 1978, è nato a Roma dove vive e lavora. Ha studiato Architettura all’Università di Roma e nel 2011 ha conseguito un Dottorato di Ricerca alla Colombia University di New York. Molte delle sue opere sono state esposte sia in Italia (MAXXI e MACRO di Roma, il centro Pecci di Prato, il museo di Pesaro) sia all’estero (da Berlino a Parigi, da Londra a New York, da Strasburgo a Mosca). Nel 2009 ha vinto il Premio Cairo e nel 2011 il New York Prize del Ministero degli Affari Esteri. Inoltre, recentemente ha partecipato a diversi progetti di ricerca tra cui The International Studio and Curatorial Program a New York (2010) e la Nirox Foundation a Johannesburg in Sud Africa (2012).
Oltrepassato l’uscio della location entriamo in un ambiente spoglio dove trovano posto sette opere pittoriche di vaste dimensioni due delle quali hanno una forma circolare, in quanto rappresentanti le opposte sezioni del nostro pianeta: America da una parte ed Europa, Africa, Asia ed Oceania dall’altra. Nel corridoio in fondo alla sala, invece, sono collocati cinque lavori più piccoli di formato tondeggiante. In entrambi i casi lo spettatore si trova di fronte a complesse mappe realizzate attraverso un operazione lunga e metodica che dà vita ad un’immaginaria geografia mondiale. I vocaboli (democrazia, sangue, tirannia, comunicare, forza, regime..), estratti dagli slogan dei dimostranti scesi in piazza, sono ritagliati, dipinti a foglia d’oro e posti in rilievo sulle varie cartine per creare una rete geometrica astratta che connetta simbolicamente i paesi occidentali con altri diversi per cultura e sistema politico-sociale. Questa trama, memore della geometria dell’arte islamica, è sinonimo dei nuovi strumenti di comunicazione digitale, come i social network, che hanno permesso l’organizzazione e la divulgazione degli eventi. Superfici stratificate che danno vita ad un fitto sistema di rimandi materiali e concettuali e che evidenziano la costruzione di un inedita identità collettiva all’interno di confini geo-politici a noi noti.
Nella stessa stanza, in un angolo, è poggiata a terra Electoral Globe ovvero una sfera del diametro di 180 cm realizzata su PVC con disegni su fogli in vetroresina, pensata come commento successivo degli avvenimenti della rivoluzione. Infatti, ogni pattern riproduce nei minimi dettagli le immagini dei manifesti elettorali che hanno invaso l’Egitto dopo la ‘Primavera Araba’ e che hanno condotto l’intero stato alle elezioni.
L’esposizione prosegue nello Street-View della medesima sede dove di fronte alla tela European Spring è inserito Icosaedro, un semplice mappamondo evoluto in un inconsueto e complesso solido regolare costituito da ben venti triangoli equilateri. La trasformazione del globo in tale figura può esser letto come l’allegoria dei recenti cambiamenti attuati, grazie ai new media, da giovani stanchi di vivere secondo i canoni oppressivi di regimi ormai vecchi, sorpassati.
Impulsi spontanei, germi latenti che da sempre vivono in tale realtà, oggi emersi grazie al clima di sovversione giovanile che regna in ogni angolo del pianeta: dai Indignati newyorkesi, a quelli madrileni fino alle guerriglie urbane sorte nelle manifestazioni che hanno avuto luogo recentemente nella nostra capitale.
Pietro Ruffo – Irhal-Irhal
dal 29 ottobre al 08 dicembre 2012
GALLERIA LORCAN O’NEILL
via orti d’alibert, 1E – 00165 – Roma
orario: lunedì-venerdì 12-20; sabato 14-20
ingresso libero
info: t. +39 0668892980, f. +39 066838832 – [email protected]