Qualcuno lo ha apostrofato come il sistema destinato a cadere: il capitalismo o il capitalismo post-moderno ed i suoi mercati secondari hanno creato una contro realtà ingrassata dalla produzione. L’economia moderna è come un parco giochi ed è evidente come l’arte degli ultimi venti anni abbia attinto a questo sogno ad occhi aperti rifiutando ogni forma di vera creatività.
L’arte è divenuta lo specchio della frode e non è tutto dovuto al teschio tempestato di diamanti di Damien Hirst, si tratta di un processo che ha avuto origine con la società del consumismo.
Dopo la seconda guerra mondiale l’arte era impregnata di storia ed introspezione. Basti pensare a quanto profonda era la ricerca di Mark Rothko e Francis Bacon. Ma anche se l’arte aveva raggiunto tali vette di estrema serietà, la società attorno stava subendo una grande trasformazione. Il potere del capitalismo post guerra ha dato origine al consumismo.
Il consumismo ha istantaneamente ispirato gli artisti. La Pop art in tutto il mondo ha posto l’oggetto al posto del soggetto. Un nuovo e sfavillante mondo chiamato Pop in cui l’arte ha insegnato a tutti a godere del denaro e del potere dei mass media.
Queste forme emozionali e questi stili artistici sono divenuti talmente popolari che anche le persone più intelligenti accettano i reality televisivi come forma di cultura. I temi inesplicabili, vuoti ed inutilmente pretestuosi dell’arte contemporanea affermano in parole povere che la città e meglio del paesino, che la cultura è più reale della natura. Il mondo è in rovina e l’arte guida la strada. Possiamo ancora cambiare, basta solo volerlo