Girovagando per la rete abbiamo trovato un’altra piccola perla del nostro critico preferito, Jonathan Jones che come abbiamo più volte detto cura un interessante blog sul The Guardian. Parlando del sistema dell’arte odierno, Jones si interroga sul contributo della critica come sviluppo della cultura stessa. Le sue parole si riallacciano alla nostra già nota crociata contro “il tutto è bello tutto ci piace” della non critica contemporanea che sta letteralmente creando un livellamento culturale ed estetico che rischia di minare l’essenza dello sviluppo artistico. Citiamo letteralmente le parole di Jonathan Jones:
“Penso che questo sia il momento giusto per tornare a parlare di critica, perché se ne sente il bisogno effettivo. Lo sfrenato volume di arte in una cultura ossessionata dalle gallerie è un mare talmente vasto e confuso che solamente una giusta critica può fare la differenza. Non possiamo continuare ad affermare che tutto ha lo stesso valore, è il momento di rialzarsi e scindere ciò che è buono da ciò che non lo è.
“Ed è realmente possibile trovare molti esempi di eccellenza come di stupidità, l’importante è mostrare alla gente quello che realmente conta perché la critica può e deve avere impatto sulla produzione artistica e l’assenza di critica porta solo alla conformità, al livellamento delle abilità e dell’estetica uccidendo la sperimentazione.
In giro c’è molta arte mediocre che viene osannata da riviste e fantomatici curatori. Ma c’è anche del vero talento, ci sono ottime idee. L’obiettivo della critica è quello di identificare ciò che è buono e difenderlo, denunciando ciò che è realmente lontano dall’arte. Bisogna essere onesti con se stessi, con gli artisti, con il pubblico e con il mercato.”
Seppure nette e senza ritorno, queste parole possono farci riflettere su di una tematica che si sta tramutando in un vero problema. Un vortice di gallerie influenti, amicizie, interessi, buonismo e demagogia sta ingoiando il nostro senso della misura artistica, il nostro senso critico. Possiamo ancora sottrarci a tutto ciò. Basta ricominciar a pensare.
Photo Copyright: Fondazione Federico Zeri
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