Voi da che parte state, siete amanti del figurativo o del concettuale? siete convinti che l’opera d’arte deve sempre nascondere un significato o per voi l’arte deve essere libera da ogni senso logico e filosofico? Insomma esistono diversi modi di avvicinarsi all’arte contemporanea ed interpretarla. Secondo il grande video artista americano Stan Brakhage un’opera d’arte deve essere creata secondo una personale mitopoiesi, ancorarsi cioè ad una forma di mitologia e filosia estetica e formale tratta dal proprio immaginario e non da testi, films, musica e spunti creativi di sorta partoriti dalla mente di qualcun’altro.
Leggendo il blog del critico inglese Jonathan Jones possiamo invece apprendere alcune divertenti ed intelligenti disquisizioni sull’esegesi e sulla genesi di un’opera d’arte. Secondo Jones l’arte per essere interessante non deve parlare di nulla. In effetti il critico asserisce che più si spiega di cosa parla un’opera e più la si rende meno interessante. C’è da dire che girando abitualmente per mostre e fiere è possibile assistere alla spiegazione di una data opera da parte del gallerista o del suo creatore e tale pratica si trasforma solitamente in un’improbabile arrampicata sugli specchi infarcita di collegamenti a questa o quella ricerca stilistica ed estetica del tutto raffazzonati alla meno peggio. Sempre secondo Jones il capolavoro d’arte impiega una vita intera a farsi comprendere mentre per capire l’arte dozzinale ci vuole un breve momento. “La maggior parte degli artisti contemporanei” seguita Jones “ha molto da imparare da gente come Mark Rothko, Wassily Kandinsky o da chiunque altro abbia creato arte con tutte le difficoltà reali dell’arte. La bellezza è sempre meglio di una grande idea. Ai giorni nostri è una pratica diffusa il pensare che il contenuto sia più importante dello stile. Se pensate ai grandi protagonisti dell’arte contemporanea potete facilmente intuire che in comune hanno un contenuto, un messaggio.
Artisti come Marc Quinn, Antony Gormley e Tracey Emin hanno un messaggio ma una volta capito cosa altro ci resta da dire? La vera arte non ha un messaggio, non deve necessariamente dire qualcosa. La vera arte è un assemblaggio di forme e di parole”. Si può essere concordi o meno ma noi ci sentiamo in completo accordo nell’affermare che si, la bellezza è sempre meglio di una buona idea.
Photo Copyright: Keith Arnatt
Giovanni Leto 22 Giugno 2010 il 21:36
L’arte, figurativa o astratta che sia è apparenza, è uno sforzo estetico, una messa in scena non dell’anima dell’artista, ma del suo voler sembrare e dunque, più che svelamento l’arte è mascheramento.
Non per questo, però, è meno intrigante e significativa, anzi.
Lo sforzo dell’artista ad apparire diverso da ciò che è, lo porta a sperimentare sempre nuove forme di autorappresentazione, di comunicazione, forme che altrimenti rimarrebbero immutate, soffocate da una banalità introdpettiva che ha ormai fatto il suo tempo.