Alla luce di quanto fatto in questi ultimi anni e dopo quanto successo per la mostra di Alighiero Boetti, vorrei pubblicare nuovamente un mio articolo comparso tra queste pagine nel “lontano” 2009:
10 anni, tanto tempo ha richiesto la costruzione del Maxxi, il museo nazionale delle arti del xxi secolo di Roma progettato dall’archistar Zaha Hadid e finalmente domenica Globartmag ha avuto l’opportunità di fare un giro all’interno delle sale di questo grande capolavoro di architettura. 224 milioni di dollari il costo della struttura e 6000 metri quadrati di superficie espositiva, questi sono i numeri di un museo che mostra con orgoglio il capolavoro di forme e linee frutto dell’esperienza e della creatività di Zaha Hadid.
L’idea della linea continua come flusso ininterrotto è il fulcro dell’opera del grande architetto ma subito salta all’occhio la monumentalità delle spazio costituito da blocchi di cemento lavorati e lucidati come se fossero marmi pregiati, l’enorme onda della scalinata nera che avvolge curve sinuose di gallerie che sembrano enormi velodromi ed i soffitti luminosi come grandi lucernari celati da una serie di alettoni che regolati da un computer serviranno a proteggere le opere esposte dalla luce.
Anche i grandi montacarichi, atti a trasportare le opere in mostra, stupiscono per la loro somiglianza con le fulgide porte di chissà quale futuristica reggia. Roma come New York o Bilbao ha il suo grande polo per l’arte contemporanea. L’interrogativo più grande è: Quale opera reggerà il confronto di un museo che già rappresenta un’opera?
Insomma oltre la maestosità di questa costruzione ci chiediamo se Roma potrà sostenere l’impegno di offrire al pubblico una ricca collezione di arte contemporanea degna di tale museo in linea con le altre istituzioni internazionali. Conosciamo tutti il vasto programma culturale del MoMa di New York o della Tate Gallery di Londra e sinceramente c’è il rischio che il Maxxi si trasformi in una cattedrale nel deserto incapace di reggere il confronto con la “concorrenza”. Inoltre lepareti della prestigiosa istituzione poco si adattano alla realizzazione di un allestimento degno di questo nome.
Ora Roma ha i suoi musei di arte contemporanea, le sue gallerie d’arte e le sue fiere, nulla manca per compiere il salto di qualità. Ma forse i soldi sono già finiti per la costruzione del museo e la fuggevole bellezza del Maxxi vuoto rischia di divenire una spiacevole conferma.
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