In Italia esistono città come Torino, Milano, Roma o Napoli che sostanzialmente costituiscono la spina dorsale del nostro scenario dell’arte contemporanea. Ovviamente, di quinquennio in quinquennio, le tendenze cambiano e capita così che in certi periodi Torino sia la migliore città del contemporaneo per poi passare il testimone a Milano e così via. Esistono però artisti e gallerie che operano in realtà poco conosciute, in paesi sperduti o in regioni poco nominate su magazines e riviste patinate.
Questo sempre più crescente manipolo di coraggiosi eroi si trova costantemente impegnato in una dura lotta per emergere. Ciò avviene anche a causa di curatori ed addetti al settori che solitamente prediligono gli artisti e gli spazi espositivi delle grandi metropoli, dimenticando le piccole realtà o le realtà considerate a torto meno prestigiose. Così facendo ci stiamo perdendo per strada la Basilicata, la Sardegna, la Puglia e molte altre regioni che tanto potrebbero dare al nostro sistema. Solitamente per emergere nel nostro lavoro si punta a nord, con la convinzione di esser più vicini all’Europa ma questo modo di agire e pensare nasconde un provincialismo da cui non riusciamo a separarci. Questa nostra ostinazione nel credere che solo 4 o 5 città italiane siano le uniche detentrici dell’arte contemporanea è pura follia, ciò poiché la creatività non conosce confini geografici ed un grande artista o una grande galleria possono fiorire sia a Bari come a Torino. Ma come può ad esempio un artista che opera in una regione non trendy farsi notare dal curatore o dalla galleria di grido? Difficile a dirsi e difficile a farsi senza un valido aiuto.
Non servono soldi, non servono appoggi o sovvenzioni, serve solo un cambio di mentalità ed una maggiore attenzione per quello che succede attorno a noi, magari organizzare mostre all’interno dei musei. Dovremmo promuovere i talenti nostrani invece di andar alla ricerca del nuovo artista newyorchese o londinese del momento.
Alessandro Facente 22 Luglio 2010 il 12:40
Gli unici del sistema che possono permettersi di stare fermi sono gli artisti a cui bisogna garantire la tranquillità della “stasi”. Differentemente curatori, critici, galleristi, collezionisti, giornalisti, direttori ecc…devono muoversi, girare, partecipare e interagire tra loro. Il federalismo c’è se non ci si sposta. Un punto che propongo per discuterne!
buon lavoro
Florence 24 Marzo 2017 il 15:38
Mohan, which country do you live in? Every western democratic country has outlawed Hamas to be a terrorist organisation, how do you ignore the facts and paint such a rosy picture? Read the Hamas charter, it is about death, destruction, killing Israel, and Jews? Ceasefires are Hudna-temporary to rearm, we are not stupid, stop the noouSnse.esppnrt this comment 0