Una tradizione secolare tra quelle che ha reso nota Venezia per la lavorazione del vetro è divenuta Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: sono le perle di vetro, vero e proprio simbolo di una cultura e “industria” di una cittadina che in ambito artistico ha sempre dato il meglio.
Una tradizione che viene scoperta
La cosa più interessante è che non solo le perle diventano patrimonio culturale mondiale ma proprio tutto ciò che esiste dietro questo contesto, come il linguaggio e quello che lo stesso rappresenta. Uno degli esempi più palesi? Chiunque si informerà di questa forma d’arte si troverà a scoprire anche come è nato il termine “cremette” e cosa lo stesso rappresenti, ovvero un tipo di perla il cui nome è parte della vita culinaria veneziana. E non solo: a far parte di tutto ciò sono anche gli strumenti che nei secoli sono stati tramandati per ottenere questa particolare lavorazione. E ancora le gestualità, la storia dietro alla lavorazione del vetro.
Come ha spiegato Cristina Bedin, presidente del Comitato per la Salvaguardia dell’Arte delle Perle di Vetro Veneziane in merito alla notizia:
Nel territorio veneziano, l’arte delle perle di vetro accompagna la nostra vita e, in molte famiglie, c’è una perlera, un perler, un’impiraressa, un molatore o un maestro del vetro. I loro gesti, i ricordi, il linguaggio particolare, spesso legato al cucito e alla cucina, i luoghi dedicati all’arte delle perle di vetro impregnano la quotidianità di tutta la società veneziana.
Una candidatura proposta da Italia e Francia
Tecnicamente parlando è avvenuto il riconoscimento del dossier che era stato presentato sull’arte delle perle veneziane, illustrando le diverse lavorazioni che la stessa sottintende. La storia di questa arte merita di essere tramandata anche perché è in grado di raccontare quella che è stata l’esistenza di diverse donne veneziane per tanti anni. Il lavoro di infilatura ha avuto il ruolo di emancipatore per le donne veneziane che creavano tantissime collane di perline tenendo in mano un ventaglio di aghi: le perline, create nei cortili delle case o fuori in strada davanti la porta venivano realizzate e spedite in tutto il mondo. In questo modo le donne riuscivano a superare la soglia di povertà e a concedere a loro e alla propria famiglia una vita più dignitosa.
La candidatura è stata presentata da Italia e Francia mentre i lavori sono stati coordinati dai Ministeri per la cultura dei rispettivi Paesi. Ha commentato il ministro Dario Franceschini:
Salgono a 69 i siti Unesco italiani, di cui 55 iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità e, con i due nuovi di oggi (insieme all’arte delle perle c’è l’arte musicale dei suonatori di corno da caccia piemontese n.d.r.), 14 iscritti nella lista del patrimonio immateriale. Un nuovo primato che conferma la ricchezza del patrimonio culturale nazionale diffuso e che valorizza l’impegno delle comunità nella valorizzazione di quell’insieme di saperi e tradizioni che le contraddistingue.