La connessione tra uomo e natura, insieme a mito e storia, è il filo conduttore delle opere che le artiste giapponesi Noriko Ambe, Yoshiko Shimada e Aoki Noe hanno realizzato insieme agli studenti della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. L’iniziativa rientra nel progetto “Magma Vivo nell’arte contemporanea giapponese”.
Conclusa la fase di workshop, il 29 ottobre si è tenuta l’inaugurazione delle opere presso il Parco Archeologico di Cuma e il Tempio di Serapide di Pozzuoli. Due affascinanti luoghi intrisi di mito e storia, che rivestono un ruolo molto importante dal punto di vista archeologico.
Prima di svelare le installazioni, presso l’Auditorium del MANN – Museo Archeologico Nazionale della città partenopea si è tenuta una conferenza stampa con saluti istituzionali e ringraziamenti nei confronti di artiste, studenti e organizzatori da parte di Miriam Capobianco del MANN; Fabio Pagano, Direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei; Matteo D’Acunto, Docente di Archeologia e Storia dell’Arte Greca; Chiara Visconti, Docente di Archeologia e Storia dell’Arte dell’Asia orientale; Roberto De Pasquale, Presidente dell’Associazione L’altro Giappone, e Antonio Manzoni, docente dell’Accademia di Belle Arti.
Soddisfazione è stata espressa dai promotori e organizzatori del progetto “Magma Vivo”. La Coordinatrice della Scuola di Scultura e Coordinatrice Progetto, prof.ssa Rosaria Iazzetta ha affermato: “Gli studenti hanno impiegato quattro giorni per realizzare qualcosa di pazzesco. Ringrazio le artiste che sono venute a Napoli a lavorare all’interno dei nostri laboratori dove probabilmente non esisteva una strumentazione così tanto adeguata da poter immaginare di fare cose grandiose, ma siamo stati capaci di realizzare qualcosa di speciale”.
“Grazie all’Accademia – ha proseguito Rosaria Iazzetta – che ha creduto in questo progetto e ci ha dato un sostegno speciale per poterlo realizzare. Grazie all’Università L’Orientale senza la quale non avremmo messo in piedi una collaborazione di tutoraggio e tirocinio. Grazie a tutti quelli che hanno lavorato. Ognuno di noi è stata una parte fondamentale e oggi è una giornata magica perché sentiamo sulla pelle cosa vuol dire essere gruppo e lavorare per degli obiettivi comuni. Qui si può andare lontano e si possono concretizzare delle cose che avevamo solo immaginato e questo è quello che fa la differenza”.
“Avere le 3 artiste a Napoli – ha detto la prof.ssa Chiara Ghidini, Docente di religioni e filosofie dell’Asia Orientale, Coordinatrice Tirocinanti Unior – è un onore ed un privilegio. Conoscere l’arte di queste tre artiste ha significato per me non solo un piacere estetico, ma anche arricchire il mio sguardo riguardo a concetti e riflessioni che compaiono nelle loro opere”.
Le protagoniste della giornata sono state Ambe, Shimada e Noe, arrivate dal Giappone su invito della Scuola di Scultura, e le loro creazioni a più mani. Opere che rappresentano un concentrato di pensieri, idee, riflessioni, connessioni e legami.
Nel corso del loro intervento le tre artiste hanno presentato uno ad uno gli studenti che hanno preso parte al workshop, elogiando il loro impegno e dedizione. Un lavoro di gruppo che in pochi giorni ha visto nascere opere significative e un solido rapporto di fiducia e di intesa tra artiste e giovani.
Yoshiko Shimada ha definito l’esperienza del workshop “una delle più belle e memorabili esperienze che ho avuto nella mia vita” ed ha raccontato che di aver visto come “ogni studente era profondamente coinvolto nel workshop e ha partecipato con il cuore”. “Ognuno ha sviluppato una storia – ha aggiunto – e una presentazione unica in solo 4 giorni. Anche se sono stati pochi i giorni c’è stato un grande legame tra il lato artistico e il lato umano. Sono rimasta molto colpita dalla loro dedizione e dall’esecuzione della loro performance”.
Durante il suo discorso l’artista ha acceso i riflettori su un episodio accaduto il giorno prima nel corso delle prove generali della performance nel Parco di Cuma, che sono state registrate e il video doveva essere proiettato in occasione della conferenza stampa.
“La mia intenzione – ha detto Shimada – era di farvi vedere le bellissime performance che si sono tenute ieri tra le rovine della Sibilla Cumana, sotto il cielo azzurro, tra gli alberi verdi, l’acqua blu e le statue vestite di rosa che rappresentavano il futuro della donna. Sfortunatamente non possiamo farvi vedere il video a causa di qualche piccolo incidente di percorso, a causa del quale noi come artiste non siamo state rispettate. La perfomance e il video erano il nostro lavoro ed io spero che voi oggi possiate vedere la nostra bellissima performance perché noi come artiste abbiamo il diritto di poter mostrare le nostre creazioni. Le studentesse andranno a fare la performance a Cuma con la speranza di non avere interruzioni. Io credo che le performance connettono la storia antica con il mondo contemporaneo attraverso l’arte, con compassione, coraggio e connessione. È stato un piacere lavorare con studentesse così talentuose. Grazie a tutti”.
Il giorno prima nel Parco di Cuma, nell’area dove si trovano i resti del Tempio di Apollo, la performance dell’artista Shimada e delle 10 studentesse era stata interrotta da un funzionario del Parco per un inconveniente con l’abbigliamento scenico delle ragazze, coperte da abiti rosa realizzate dalle stesse durante il workshop. Prove che sono riprese qualche ora più tardi e con una partecipante in me, che sabato però non ha fatto mancare la sua presenza. Come un tassello che torna al suo posto per completare la scena, la performance di sabato è stata un magico rituale in onore alla Sibilla Cumana e alle donne.
Clara Salpietro