Situato lungo le rive del fiume Huangpu, il ‘Bund’ è una zona che da industriale è diventata culturale. In una città nella quale la contemporaneità avveniristica si mescola alla tradizione millenaria e dove – come quattro social influencer italiani partiti ieri stanno per scoprire – ci sono dei veri e propri distretti d’Arte. Pieni, come il Tianzifang, di botteghe di artisti e di gallerie. Oppure, come il Bund, di luoghi espositivi e creativi.
Gli spazi
Realizzato in sei anni da Sir David Chipperfield e la sua équipe, il West Bund Museum comprende cinque Gallerie, un Auditorium, un bookshop, un caffè e un ristorante. La Galleria “0” è dedicata alle mostre temporanee, quella “della Creatività” ai bambini, mentre i principali spazi espositivi – le Gallerie 1, 2 e 3 – ospitano le mostre realizzate assieme al Centre Pompidou con il quale il Museo ha un progetto artistico dal 2019.
Il West Bund Art Center è stato invece creato da Liu Yichun, l’acclamato architetto dell’Atelier Deshaus, sul sito della ex fabbrica di aerei di Shanghai. E, inaugurato nel 2015, è diventato in poco tempo una piattaforma rilevante a livello regionale ma anche internazionale per l’Arte contemporanea e la Cultura interattiva.
I “viaggi nel suono”
Fino a metà settembre, le Gallerie principali del West Bund Museum ospiteranno la mostra “I Never Dream Otherwise than Awake: Journeys in Sound”. Con 15 installazioni dalla notevole raccolta di nuovi media del Centre Pompidou, esposte accanto a selezionate opere audiovisive e sculture sonore di artisti cinesi. Una mostra che esplora le potenzialità espressive del suono, in un “dialogo” che trascende geografia, tempo e spazio.
Espansa negli ultimi 20 anni grazie alla tecnologia, l’esplorazione del suono si sta infatti posizionando all’avanguardia della produzione artistica. Nel caso di questa mostra, mettendo in rilievo la fecondità delle reciproche influenze e – soprattutto – una diversa “fluidità” tra concerti, composizioni musicali, installazioni e nuovi linguaggi visivi.
Tra gli autori, alcuni apprezzati “pionieri” dell’Arte contemporanea internazionale come Francis Alÿs, Susan Philipsz, Gary Hill e Bill Fontana, rappresentanti delle generazioni più giovani come Hassan Khan, Anne Le Troter, Yuko Mohri o Naama Tsabar e artisti cinesi attivi sulla scena mondiale come Zhou Tao, Liu Chuang, Tao Hui e Samson Young.
Alla scoperta di vecchie e nuove espressioni
Come dicevamo, i social influencer in viaggio per una settimana sono quattro: Beatrice Asia Barutta, Federico Fontana, Luca Lattanzio e Cristina Musacchio. Assieme a loro, Alex Zarfati – guida ormai esperta in quanto appassionato divulgatore della Cultura orientale e socio fondatore dell’Agenzia di comunicazione I SAY che ha organizzato il viaggio. Con un focus preciso, il green tech tra Pechino e Shanghai, ma che si propone di esplorare anche il rapporto tra innovazione tecnologica e tradizione artistica.
Infatti, tra le tappe previste c’è anche Tongzhou – dove recentemente è stata inaugurata una mostra sull’antica (e misteriosa) cultura Shu dell’Età del Bronzo. E che, in uno spazio museale situato sul sito archeologico di Sanxingdui e immerso nel verde, oggi espone più di millecinquecento manufatti in bronzo, oro e giada che risalgono a 3-5mila anni fa. In quanto a Shanghai, oltre al West Bund è prevista una visita alla Torre omonima (una delle più alte al mondo) che al suo 37mo piano ospita il Museo Ganfu – una seconda “casa” del famoso spazio espositivo di Pechino. Che contiene cinque gallerie di manufatti antichi, dall’arte Buddhista all’impressionante collezione di ceramiche della dinastia Song (960-1279). E, questo, in una città che ospita almeno altri tre grandi luoghi della modernità artistica, dal Museum of Contemporary Art e il Rockbund Museum al Shanghai Gallery of Art.