“In Birmania, abbiamo visitato Bagan e il suo vasto altopiano con centinaia di pagode e templi. L’arida bellezza del posto e il caldo dell’estate ci avevano tolto il fiato. Mentre andavamo da un tempio all’altro, i bambini ci salutavano urlando “Present Present” . La parola risuonava come richiesta di un piccolo dono e come il travolgente annuncio che eravamo lì, insieme, a condividere quel singolare momento – the Present.”
Il duplice significato di Present diviene per Barbara Bloom spunto di riflessione per questa mostra, seconda personale dell’artista americana in galleria (in visione dal 24 marzo al 15 maggio 2011). Da sempre interessata ad approfondire ed indagare il significato e il valore degli oggetti sia a livello individuale che collettivo, l’artista si confronta in particolare con il concetto di dono ponendoci degli interrogativi: Possiamo concepire il ruolo di un oggetto come intermediario, messaggero, ambasciatore tra due esseri umani? Potremmo far slittare il nostro focus dall’oggetto al suo passaggio dal donatore al destinatario? Potremmo definire la confezione del regalo, la sua protezione, la sua immagine al mondo? Può essere la confezione stessa il regalo: può la scatola essere l’opera d’arte? Dovremmo tenere a mente che “gift” in tedesco significa “veleno”? La maggior parte degli scritti teorici e antropologici sullo scambio di regali interpretano il dare, ricevere e restituire doni come atti che segnano le relazioni tra le persone e i legami morali, economici, politici, parentali, legali, mitologici, religiosi, magici, di pratica personale o collettiva. Barbara Bloom ammicca a questi aspetti ma ci porta a riflettere soprattutto sulle similitudini e differenze tra il dare e il ricevere regali e tra il mostrare e il cogliere il significato dell’arte.
Nel dare un regalo ad un amico, solitamente ci sono implicazioni legate a cose conosciute sulla persona, come il suo colore preferito, i suoi gusti, i suoi scrittori prediletti.. etc Il regalo può alludere ad una conversazione fatta, ad un segreto condiviso ad un momento trascorso insieme nel passato. L’amico può contare sul fatto che il suo interlocutore saprà decifrare e interpretare il dono. Quando si prepara un lavoro o una mostra, l’oggetto non è inteso per un singolo visitatore ma per un’audience più ampia. L’artista non può contare, quindi, sulla condivisione del suo sapere e della sua memoria con le persone che visiteranno la mostra. Tutti i riferimenti devono ritrovarsi nel lavoro stesso o in informazioni scritte o comunicate oralmente. L’artista ha il desiderio di accompagnare con astuzia il visitatore all’esatto punto in cui il lavoro diventa leggibile, in un continuo gioco di sottili allusioni.