Ne abbiamo parlato diverse volte ed abbiamo più volte discusso questo bizzarro fenomeno assieme a Luca Rossi. Stiamo parlando dell’Ikea Art, vale a dire una fantomatica corrente non-scritta e non-teorizzata che sembra però mietere molte vittime tra le nuove generazioni creative di tutto il mondo. L’Ikea Art è una vera e propria sindrome che spinge il giovane artista a replicare comportamenti e stilemi propri della celebre catena di mobili made in Sweden.
Ecco quindi che l’artista emergente trae le sue forme, le sue manifestazioni estetiche e persino i colori da quel mobilio a basso costo ma dal gusto minimal che ormai tutti abbiamo dentro le nostre case. Scommettiamo che anche voi avete nella vostra abitazione almeno un mobiletto o un complemento d’arredo firmato Ikea. All’epoca, quando lanciammo queste discussioni con Luca Rossi, furono in molti a scriverci dell’inconsistenza dei nostri ragionamenti.
Eppure quelle parole trovano oggi conferma in una notizia apparsa alcuni giorni fa su Artinfo. L’artista francese Guillaume Janot ha infatti da poco lanciato la sua serie fotografica Welcome Home. Come set Janot ha scelto la città di Pechino ma tra tutte le cose, per così dire, tipiche presenti in questa variegata metropoli, l’artista ha deciso di fotografare gli interni di un centro commerciale Ikea. La serie di Guillaume Janot pone l’accento sulle migliaia di visitatori che ogni giorno spendono il loro tempo in quegli assurdi microambienti che ogni buon centro Ikea possiede.
Si tratta di bolle spaziotemporali dove ogni visitatore può sentirsi all’interno di una vera abitazione per qualche secondo. Tra incidenti modulari ecco apparire un bagno e poi una cucina seguita da un salotto ed, accanto a questa casa che rassomiglia un poco a quella della scena finale del film Solaris di Andrei Tarkovskij, ecco comparire un nuovo salotto, una nuova camera da letto. Dopo l’ingresso dei mobili Ikea all’interno della pratica scultorea ed installativa eccoci quindi giunti alla fotografia. Lentamente si delinea il volto di quest’assurda corrente artistica.
Micol Di Veroli