L’edizione 2011 della Biennale di Venezia sembrava un vero e proprio tripudio dell’arte globale, una piattaforma aperta a nuove nazioni nel segno di quell’unità che solo la creatività è in grado di garantire. Del resto anche le ILLUMInations di Bice Curiger (titolo decisamente improponibile) rappresentano un gioco di parole tra illuminazioni e nazioni. Se vogliamo aprire una parentesi, il noto quotidiano L’Unità ha da poco reso noto il budget (della scorsa edizione) della prestigiosa manifestazione che si aggirerebbe attorno ai 13 milioni di euro, vale a dire 5 milioni dagli sponsors e 6,7 dallo stato mentre i restanti fondi vengono coperti dalle vendite dei biglietti.
Quest’anno però le sovvenzioni statali potrebbero scendere a 2,5 milioni di euro ed allora tutto questo potrebbe risultare indigesto anche agli sponsors. Certo se il Vittorione Nazionale© non avesse le sue solite manie di grandezza, almeno per quanto riguarda il Padiglione Italia ed il resto della Biennale Diffusa, si potrebbero risparmiare bei soldini. Comunque sia, chiudendo la nostra piccola parentesi, torniamo a parlare di unità e di arte globale. Quest’anno anno purtroppo l’offerta creativa internazionale presente in Biennale rischia di essere drammaticamente ridimensionata. Le cause di questi tagli non sono di origine economica ma di origine politica e sociale. Alcune nazioni facenti parte delle recenti tensioni in Medio Oriente rischiano infatti di dover saltare l’appuntamento con la prestigiosa manifestazione. Bahrain e Libano hanno infatti già presentato la loro defezione.
A queste due tragiche perdite si potrebbe però aggiungere anche l’Egitto che per cause ben conosciute non dispone al momento della giusta stabilità nazionale per affrontare la Biennale. Ci dispiace molto in maniera particolare per il Bahrain che lo scorso anno, alla sua prima apparizione alla Biennale di Architettura, portò a casa il Leone D’oro come miglior padiglione grazie alla curatela dei due architetti Noura Al Sayehe e Fuad Al-Ansari. Ovviamente tutta la nostra solidarietà anche a Libano ed Egitto.