La galleria Mara Coccia di Roma il 28 aprile dedica una mostra ad uno dei principali artisti Fluxus, movimento cui Ben Vautier aderisce fin dal 1962, dopo essere entrato in contatto con George Maciunas. Maestro «…nel gioco sistematico delle annessioni all’universo dell’arte di tutto ciò che sembrerebbe esserne fuori…», usa la sua scrittura dal tratto infantile per indicare tutto ciò che è arte, e allo stesso tempo per togliere ad ogni oggetto indicato la propria fisicità, facendolo assurgere a concetto astratto.
La libertà non esiste è il tema su cui si incentra l’esposizione che Ben Vautier ha realizzato per questa mostra. Intorno a questa iperbole, così viva nella quotidiana condizione dell’esistenza, l’artista ha realizzato circa trenta opere, fra tele, carte e oggetti soliti e insoliti, che riscatta e rimuove dalla memoria del passato per farne testimonianza di una visione priva di limiti, giocata sempre sull’azzardo.
Seguendo la tradizione duchampiana, Ben mette in discussione ogni confine riguardo a cosa si possa intendere per manufatto d’artista. In un percorso sempre più spericolato, condotto sul margine di un completo azzeramento di valori, quanto viene toccato dalla mano e dal segno-scrittura dell’artista diviene arte, termine e dimensione di cui rischia al contempo un annullamento di senso.
Ben Vautier nasce nel 1935 a Napoli da madre occitano-irlandese e padre svizzero-francese e, dopo aver vissuto in diversi paesi, nel 1949 si trasferisce a Nizza. Negli anni ’50 prende corpo il suo lavoro d’artista, legato alla tradizione dell’astrattismo. Ispirato da Yves Klein, Marcel Duchamp e i Nouveaux Rèalistes, Vautier sviluppa un personale stile distintivo con declinazioni Dada. Durante l’ultima metà degli anni ’50, l’artista lavora a composizioni che richiamano le macchine celibatarie di Jean Tinguely. Nei primi anni ’60 entra a far parte del Nouveau-Rèalisme dell’ambiente nizzardo, stabilendo stretti rapporti con Arman e Spoerri. Nel 1962 conosce e inizia a frequentare George Maciunas, fondatore di Fluxus, movimento radicale nell’arte di ispirazione Neo-Dada, di cui condivide filosofia e poetica che si identificano con l’equazione: arte uguale vita. Diviene in breve, tra il 1962 e il 1970, parte attiva del movimento, partecipa ai Fluxus Festivals nel mondo e alle performances pubbliche, sviluppando un ruolo importante nella diffusione delle idee dell’arte radicale. Gli anni Settanta ed il decennio successivo vedono Ben protagonista di innumerevoli mostre personali in gallerie pubbliche e private, non solo in Francia ma anche in Germania, Svizzera, Italia e negli Stati Uniti. L’ininterrotto successo di Ben dagli anni novanta ad oggi è confermato dalle molteplici esposizioni e retrospettive in spazi pubblici e privati in Francia (Centre Pompidou, 1991; Rive Gauche, 2003, Parigi; Kahn, Strasburgo, 2000; Mamac, Nizza, 2001; Musée de l’Objet, Blois, 2003; Musée d’Art et de Provence, Grasse, 2004; MAC, Lione, 2004; Maison de la culture, Malakoff, 2005; Musée Chagall, Nizza, 2005; Musée de la Céramique, Vallauris, 2006) e all’estero (Gan, Tokyo, 1997; Zabriskie, New York, 1998; Ludwig Museum, Coblenza; National Museum of Contemporary Art, Seoul, 2002; Maison de la culture Malakoff Manif d’art, 2005; Galerie Caja Negra, Madrid; Galerie Marlborough, Monaco, 2006; Galleria Il Ponte, Firenze, 2007; Galerie Guy Pieters, Knokke, Studio d’Arte Fioretti, Bergamo, Galerie Templon, Paris 2009; Associazione Mara Coccia, Roma 2011 e nel 2010 la grande retrospettiva al Musée d’Art Contemporain, Lyon.