Continuano le manifestazioni di solidarietà internazionali per il povero Ai Weiwei, ingiustamente arrestato dal governo cinese che sta tentando in tutti i modi di screditarlo. Come sempre, prima di iniziare ogni notizia dedicata alla faccenda vi invitiamo a firmare la petizione per la liberazione immediata del coraggioso artista. Dicevamo che la Cina sta tentando in tutti i modi di gettare fango sul nome di Weiwei, prima accusandolo di evasione fiscale, poi di plagio ed ora nientemeno che di bigamia.
Il mondo della creatività (e non solo) è però stanco di queste assurde macchinazioni e lo ha dimostrato ancora una volta con grande fermezza. Proprio domenica scorsa si è svolta infatti una giornata di protesta internazionale denominata Creative Time, l’appuntamento simultaneo è riuscito a coinvolgere un folto drappello di attivisti sparsi per tutto il mondo. A New York 200 persone si sono assiepate davanti al consolato cinese, sedendosi su delle sedie proprio come la celebre performance Fairytale: 1001 Qing Dynasty Wooden Chairs, eseguita da Wewei nel corso di Documenta 12 a Kassel nel 2007. La protesta è partita da Facebook grazie all’impegno del curatore Steven Holmes, in seguito il popolo di internet ha risposto fisicamente, portandosi le sedie da casa. La protesta si è estesa anche a Los Angeles ed a San Francisco, mentre sul versante europeo città come Stoccolma, Dublino, Barcellona e Berlino hanno simultaneamente lanciato la loro pacifica manifestazione a cui hanno partecipato dalle 50 alle 200 persone. Alcune incidenti si sono verificati ad Hong Kong dove una folla di 150 manifestanti è stata caricata dalla polizia ma è risaputo che da quelle parti i diritti umani non sono rispettati in pieno. La pacifica manifestazione newyorchese è stata invece controllata dalla polizia che ha tentato di convincere i manifestanti a desistere senza riuscire nell’intento. Gli organizzatori della manifestazione hanno inoltre portato una sedia di quelle usate da Ai Weiwei durante Documenta 12 e l’hanno lasciata vuota per sottolineare l’assenza del coraggioso artista. Ancora una volta gridiamo a gran voce: FREE AI WEIWEI NOW!