Oltre le critiche negative e le polemiche di turno, l’edizione di Roma the Road to Contemporary Art, manifestazione fieristica che per il secondo anno si è tenuta nei prestigiosi spazi del Macro Future, ha centrato nuovamente il bersaglio, confermandosi come kermesse di tutto rispetto e capace di attirare un folto pubblico di collezionisti e semplici appassionati.
Sarà per la bellezza della location o per lo spirito raccolto e frizzante, sta di fatto che questa fiera romana a noi piace e non nascondiamo le nostre preferenze. Certo si potrebbero fare molte illazioni e speculazioni come la mancanza di side events di un certo spessore o come le ridotte dimensioni dell’offerta espositiva ma il tiro al bersaglio non è sempre salutare. The Road to Contemporary Art arriva nel bel mezzo di una vera e propria tempesta all’interno del settore culturale di questo martoriato stivale, tempesta che si è abbattuta con maggiore violenza sul territorio capitolino. La mancanza di fondi, le dimissioni di Umberto Croppi come Assessore alla Cultura, la preoccupante stasi di poli istituzionali quali MACRO e MAXXI (attualmente in folle) ed altre preoccupanti vicende politico-economiche hanno praticamente messo a repentaglio quello che fino allo scorso anno era stato salutato come il Rinascimento Contemporaneo romano. Oggi siamo tornati sulla terra ma dobbiamo constatare che il settore privato sta portando nuova linfa ad un’offerta pubblica decisamente deludente. La Fiera romana forse non è molto appetibile per collezionisti stranieri ma è innegabile che rappresenta una valida piattaforma in grado di attrarre buona parte dei collezionisti sparsi per l’Italia.
Le gallerie presenti hanno messo in mostra un’ottima selezione di opere e, tenendo bene a mente che stiamo parlando di una manifestazione di mercato e di dimensioni contenute, il livello ci è sembrato abbastanza alto, forse anche meglio della passata edizione di Artefiera Bologna. Tanti sorrisi e buone vendite hanno zittito il vociare di questi ultimi mesi. All’esterno, in zona centro, l’iniziativa del Brunch in galleria ha offerto qualcosa in più con proposte decisamente interessanti tra cui svettano la collettiva Motion of a Nation curata da Antonio Arevalo da VM21 Artecontemporanea, Marco Maria Giuseppe Scifo da Sara Zanin, Marco Bongiorni e Marco Strappato da The Gallery Apart ed una Rä di Martino in grande spolvero alla galleria Monitor.
Ecco quindi che, come si era detto poc’anzi, il settore privato si è rivelato come un potente tonico in grado di ravvivare le sorti di un sistema locale con l’acqua alla gola. “Una fiera in un museo è inconcepibile”, “Più o meno era uguale a quella dello scorso anno”, di commenti del genere se ne sono sentiti ma parliamo sempre di chiacchiere da bar dello sport. Quello che conta è creare attenzione attorno agli artisti ed al mercato e l’obiettivo anche questa volta è stato centrato. Roma ha bisogno di questa fiera perchè senza mercato l’arte contemporanea è destinata all’oblio e con essa centinaia di artisti, operatori e dealers. Quindi per una volta tanto lasciatecelo dire: Grazie Roma.
Micol Di Veroli
antonio arévalo 9 Maggio 2011 il 18:18
Dimissione di Croppi? ma veramente è stato tolto dell’incarico, no?
Micol Di Veroli 10 Maggio 2011 il 15:50
Si, da qualche mese!