Sembra una barzelletta ma purtroppo le cose stanno proprio così, nell’era del digitale la Digital Art sta affrontando un duro periodo per quanto riguarda la conservazione delle opere. Tutta colpa della tecnologia che con i suoi rapidi cambiamenti rende praticamente illeggibili le opere più datate. Proprio così, con l’avanzamento della tecnologia le scoperte passate divengono irrimediabilmente obsolete ed anche i supporti o i files devono essere trasformati in qualcosa di leggibile per le nuove macchine.
E’ chiaro però che non tutto può essere aggiornato senza perdere qualcosa in termini di qualità. Pensate ad esempio ad un’opera digitale creata mediante l’utilizzo di un floppy disk da 8 pollici, nessun computer odierno potrebbe leggerla. L’opera dovrebbe essere quindi passata su altri supporti e letta tramite speciali emulatori presenti sui moderni pc, ma a quel punto l’emulatore dovrebbe essere talmente preciso da non corrompere l’estetica dell’opera. Inoltre, spesso sono proprio le macchine utilizzate dall’artista per dare corpo all’opera ad esser superate da altre tecnologie che non permettono più di ottenere un effetto simile all’originale. Il problema della conservazione delle opere d’arte create tramite strumenti elettronici è stato già affrontato da molte gallerie e collezionisti in termini di videoarte. Ad esempio, per quanto riguarda la conservazione di opere di videoarte create mediante videotape, una volta spariti i videoregistratori molte opere sono state riversate su dvd. Con la futura scomparsa dei dvd si passerà alla memoria nuda e cruda e poi chissà. Innegabile però che con tutti questi passaggi l’aspetto di un’opera è soggetto a cospicue variazioni, proprio come accade nelle problematiche di restauro di opere pittoriche o scultoree.
“Per quanto riguarda la Digital Art, bisognerà trovare un modo di preservare il colore e l’integrità visiva di una data opera. Altrimenti con il passare del tempo e con le varie codifiche quell’opera sparirà del tutto” ha dichiarato David Anderson dell’Univestità di Portsmouth, attualmente alla guida di un team che sta compiendo numerose ricerche sul “restauro” di opere d’arte create in digitale. Simon Payne dell’Università Anglia Ruskin ha invece lanciato altri interrogativi rispetto alla conservazione delle opere digitali: “Sono sicuro che molti artisti siano consci del fatto che la loro opera avrà un valore effimero e temporaneo, anche i performance artists ad esempio sanno benissimo che la loro idea non durerà” ed in questo però qualcosa da obiettare ci sarebbe visto che molte performance sono ampiamente documentate da fotografie e video. Il problema è che qualsiasi forma d’arte deve essere in un certo senso “archiviata” per questioni accademiche e scientifiche. Tra tutti questi intrugli tecnologici stai a vedere che l’unica a sopravvivere sarà la vetusta celluloide.