La Biennale di Venezia non è fatta di sole polemiche. Accanto alle questioni di lana caprina c’è anche molto da vedere ed alcune opere non mancheranno di stupire i tanti visitatori presenti quest’anno in laguna. Partiamo da Mike Nelson che assieme ad un pugno di aiutanti, ha impiegato 13 settimane per cambiare completamente l’aspetto del Padiglione britannico, trasformandolo in una labirintica installazione che disorienta ed affascina lo spettatore. Attualmente l’interno del padiglione è irriconoscibile, falsi muri, porte chiuse, passaggi crepuscolari e polverosi e soffitti bassissimi, una sorta di versione riveduta e corretta del caravanserai turco. Entrando nell’ambiente sembra quasi di attraversare un nuovo universo creato da stanze che sembrano abbandonate da tempo: c’è la bottega di un artigiano con suppellettili impilate sul tavolo, c’è un letto improvvisato con le coperte spiegazzate ed anche una piccola doccia.
Mike Nelson ha definito il suo lavoro come una “scultura che può essere esplorata”. Ma in Biennale c’è anche spazio per l’impegno politico-sociale, il Padiglione egiziano ospita infatti un’opera del videoartista Ahmed Basiouny dal titolo 30 Days of Running in The Place. Come molti di voi sapranno l’artista è stato ucciso il 28 gennaio scorso al Cairo, sotto il fuoco dei cecchini mentre riprendeva le proteste del popolo.Mozzafiato anche il carroarmato rovesciato dal titolo Track and Field, presentato dal duo Allora e Calzadilla proprio di fronte al Padiglione degli Stati Uniti d’America. Sopra i cingoli del carro da guerra il duo ha installato un tapis roulant, un gesto paradossale che evidenzia l’assurdità di qualsiasi conflitto bellico. Anche Loris Gréaud non mancherà di stupire gli spettatori. L’artista ha infatti creato una gigantesca balena spiaggiata in resina e metallo dalla cui pancia spunta un boccaporto. I visitatori potranno entrare nella balena proprio come Giona e come il Pinocchio di Collodi. C’è poi Christian Boltanski al Padiglione francese che quest’anno con i suoi volti componibili ha scelto di avvicinarsi al tema del fato, coinvolgendo personalmente i visitatori all’interno della sua meravigliosa installazione intitolata Chance. Insomma di cose ce ne sono ancora molte, che aspettate a fare le valige per Venezia?