Tra le fredde emozioni offerte dalla grandi stagioni del minimalismo e del post-minimalismo vi è forse un recondito anfratto empio di rovente sentimento, di lirismo ed introspezione che se si oppone all’asetticità ed alla rigidità plastica delle forme. Questo delicato involucro interno è costituito dalle opere di Eva Hesse, grande protagonista del contemporaneo scomparsa a soli 34 anni nel 1970 ma capace di influenzare le nuove leve creative.
Eva Hesse nel corso della sua breve carriera artistica ha contribuito a cambiare per sempre il modo di approcciarsi alla pratica scultorea avvalendosi di materie all’epoca poco utilizzate e sperimentate come la gomma, le resine, il poliestere, il lattice ed altre materie plastiche. L’estrema duttilità degli elementi utilizzati, assieme ad un ferreo e pragmatico controllo degli stessi, permisero all’artista di realizzare installazioni in bilico tra forme organiche e presenze eteree, opere ibride che evocano tensioni tra contrari: caos e ordine, materiale ed immateriale, spazio positivo e negativo.
La tragicità di un’esistenza vissuta tra la fuga dal nazismo, il divorzio dei genitori ed il conseguente suicidio della madre si riflettono sull’insubordinazione estetica di superfici sfuggenti ed allo stesso tempo incredibilmente presenti. Un caos calmo pieno di vita e non solamente ricco di tragedie come molti critici hanno scritto in passato.
Eva Hesse si distanzia dal minimalismo nella sua ricerca ai limiti del morbido e dell’erotico, nel suo processo non meccanico di ripetizione di forme e significati. Se il minimalismo ha guardato all’oggetto industriale, Eva Hesse ha forse prodotto un nuovo tipo di oggetto, dalle caratteristiche non catalogabili od etichettabili.
Molti dei materiali preferiti dall’artista sono oggi in lento deperimento e rappresentano un duro impegno per chiunque voglia restaurarli. Ma oltre il palpabile invecchiamento del lattice, l’opera di Eva Hesse rivive in ogni artista che ha influenzato le sue creazioni ed in ogni artista che da lei è stato influenzato.
Micol Di Veroli
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