Un grande filmmaker, ingiustamente additato come “il più celebre regista sconosciuto del mondo”, un artista a 360 gradi, capace di fondere cinema ed arte visiva senza mai perdere di vista la pura sperimentazione. Stiamo ovviamente parlando di Harun Farocki filmmaker tedesco classe 1944 che in questi giorni è oggetto di una grande retrospettiva al The Model di Sligo in Irlanda. La mostra, che prende il nome di Recognition and Tracking, si aprirà il 2 luglio e si protrarrà fino al prossimo 20 agosto 2011.
Il progetto organizzato da The Model di Sligo (Irlanda del Nord) presenterà al pubblico quattro installazioni video ed una programmazione di film di Farocki dal 1966 ad oggi. Sarà inoltre presentato un progetto video girato dal grande regista, realizzato in occasione della mostra a The Model assieme ai rifugiati di Sligo.
Verrà inoltre presentata l’opera multiscreen Deep Play che ricrea i match dei mondiali di calcio del 2006 mediante l’utilizzo di dodici proiezioni dalle immagini mozzafiato. Sarà inoltre presente alla mostra l’installazione The Eye / Machine una trilogia video che indaga sui processi “intelligenti” legati alle immagini come la sorveglianza elettronica ed il riconoscimento degli oggetti, tematiche che aiutano lo spettatore ad osservare gli stretti rapporti tra uomo, macchina e le moderne tecniche di combattimento.
” I film di Farocki ci spingono a vedere il mondo in modo diverso. Le loro immagini, che mettono a fuoco i temi più scottanti dell’epoca moderna, infettano le nostre menti come un virus. Tramite i film di Farocki riusciamo a vedere il palcoscenico delle nostre condizioni sociali. Ammiriamo da vicinole nostre regole ed i nostri codici di comportamento mentre si riflettono sull’architettura, sul cinema, sul controllo delle masse, sugli apparati amministrativi e sulla tecnologia militare. Come artista, Farocki, indaga la mercificazione degli spazi pubblici, la creazione di mondi simulati e l’evoluzione delle tecnologie di guerra. Egli si sostituisce all’occhio di questi sguardi meccanici e ci fa guardare attraverso quella lente, spesso simile a noi stessi.” Seamus Kealy, Direttore / Curatore, The Model