(Dove eravamo rimasti…) Ebbene si siamo ancora in Biennale, dopo aver visitato il Padiglione centrale avevamo decisamente perso la sensibilità alle gambe, sognavamo comode sedute e refrigeranti bibite, invece avevamo un’ultima ora per vedere qualche padiglione nazionale, e guai a chi si lamenta.
PAGLIONE UNGHERESE – Esilarante, tragicomico, cinico, intelligente, catastrofico. Hajnal Németh porta l’opera Crollo – Intervista passiva, un racconto corale di incidenti d’auto reinterpretati in canto lirico. Quando la video arte piace pure a me.
PADIGLIONE DANESE – Una mostra complessa, un buon tema di base: la libertà di espressione, ma un po’ dispersiva, troppe opere diverse richiedenti ognuna tempo per essere comprese ed interagire. Ipnotico il video su tre schermi di Han Hoogerbrugge, Quatrosopus. Un uomo che non vorrei incrociare per strada, ma il cui universo visivo è affascinante, dissacrante e tristemente realista. (Consiglio di cercarlo in rete.)
54 Biennale di Venezia – Allora&Calzadilla – performance – 2011 from Sibilla Z on Vimeo.
PADIGLIONE AMERICANO – Allora & Calzadilla erano chiacchierati ancor prima di arrivare in Laguna, e sono riusciti a dimostrare come lo spirito americano può pervadere anche chi non è nato in suolo a stelle e strisce. Megalomani e un po’ arroganti sono riusciti nell’operazione in cui Sgarbi a fallito: raccontare una nazione attraverso l’arte. Opere ammiccanti, ma ben pensate, che quasi si annullano durante le performance, data la bravura degli olimpionici.
PADIGLIONE FRANCESE – Senza parole. Christian Boltanski riesce sempre ad azzeccare l’opera giusta. È commovente Chance, e non c’è altro da aggiungere. La vita e la morte raccontate così come sono, atti di fede o destino, in entrambi i casi non abbiamo nessuna possibilità di controllo.
PADIGLIONE TEDESCO – Col senno di poi mi mangio le mani, ma non ci sono entrata nel cinema/chiesa di Christoph Schlingensief, vincitore del Leone d’Oro per il padiglioni. La scritta fuori la dice lunga.
PADIGLIONE COREANO – Un mondo lontano raccontato un po’ per compiacere, ma forse sono io maligna. Lee Yongbaek e i suoi militari con divise a fiori mimetizzati in fotografie e video, la serie Angel-Soldier, sono specchio e speranza assieme per il suo popolo? Immancabile la tecnologia avanza: in Broken Mirror schermi piatti che sembrano specchi si frantumano rumorosamente di fronte allo spettatore attonito.
Questi sono stati i padiglioni che mi hanno colpita tra quelli visti, come vi dicevo alle 18 puntuali misero le catene ai padiglioni e ci invitarono ad uscire, ma forse per una sola giornata avevamo fatto davvero il pieno d’arte. Unico rimorso: non aver visto il Padiglione austriaco di Markus Schinwald.
Nelle prossime puntate l’ultimo giorno veneziano e due mostre collaterali da non perdere. (Continua…)
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