Il mercato dell’arte contemporanea, formato dalla tradizionale rete di gallerie private più o meno grandi, è attualmente subordinato dei meccanismi operativi che ai nostri giorni appaiono un tantino superati se non in netto declino. Ovviamente non si tratta di giudizi personali ma di considerazioni nate alla luce di quanto pubblicato dalla Cinoa (Confédération Internationale des Négociants en Oeuvres d’Art) nel volume The Role of Art and Antique Dealers – An Added Value, pubblicato a giugno 2011.
Lo studio del Cinoa parla chiaro, il grosso delle vendite di mercato è attualmente appannaggio delle grandi manifestazioni fieristiche internazionali e delle varie realtà online che in questi ultimi tempi sono spuntate come funghi, creando non poco interesse fra collezionisti e semplici appassionati. Sempre più gallerie lamentano una crescente diminuzione di pubblico e vendite durante le inaugurazioni stagionali, ma quando si parla di fiere gli affari cambiano rotta in maniera repentina. Insomma la cara vecchia abitudine di creare una propria scuderia di artisti e programmare la consueta serie di mostre per la stagione espositiva non basta più. Nel corso di un’intervista rilasciata recentemente a The Art Newspaper, Dominique Lévy, (co-direttore della prestigiosa L&M gallery) ha affermato quanto segue: “Facciamo più vendite alle fiere che nella nostra sede stabile”, questa dichiarazione potrebbe funzionare come cartina al tornasole dell’intera situazione. Il problema della maggior parte delle gallerie private (soprattutto quelle più piccole) è il loro legame con il territorio, una situazione prettamente locale che non permette di raggiungere un collezionismo globale. Le fiere e le piattaforme web invece permettono di abbracciare un bacino di pubblico potenzialmente infinito.
Detto ciò andrebbero però valutati i costi di tali manifestazioni, solitamente irraggiungibili per le piccole realtà. Ed allora che fare? È chiaro che il sistema-mercato locale dovrebbe rigenerarsi per accostarsi ai nuovi trend, se non vuole scomparire del tutto. All’amante dell’arte contemporanea piace la situazione fiera, la galleria dovrebbe allora orientarsi su un exhibition commerciale in grado di offrire qualcosa di diverso. Impresa ardua ma le inversioni di tendenza obbligano a nuove sperimentazioni.
Micol Di Veroli