La Galleria Russo, sita a due passi da Piazza di Spagna, il 15 ottobre ha aperto i suoi eleganti spazi ad “Azioni”di Paolo Troilo, a cura di Lorenzo Canova. La mostra fa parte della seconda tappa del progetto espositivo che impegnerà il pittore, da luglio a dicembre, in tre personali dislocate in altrettante città – San Gimignano, Roma e Milano – attraverso le quali si svolge e si sviluppa il suo percorso artistico.
Paolo Troilo (Taranto, 1972 – vive e lavora a Milano) inizia nel 1997 collaborando con la sede milanese dell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi, dove per sei anni ha rivestito il ruolo di Director Senior. Il 2006 è un anno fecondo: inizia ad esporre come artista e fonda la Arnold Guerrilla, prima agenzia di Guerrilla Marketing in Italia, ottenendo il bronzo all’International Advertising Festival di Cannes dopo un solo anno di attività. Nel 2008 i suoi quadri sono presenti a MiArt e ad ArtVerona. Quest’anno è tra i partecipanti della 54° Biennale di Venezia.
Passando davanti alla vetrina della galleria romana è impossibile rimanere indifferenti all’esuberanza dei lavori del pugliese. Nelle quattro piccole stanze, una adiacente all’altra, 25 tele di vario formato si alternano emergendo dai muri bianchi e sprigionando nell’ambiente quell’incontenibile vitalità trasmessa dall’utilizzo di una tavolozza monocroma fatta di bianchi, neri e grigi, che si avvicendano tra fondo e primo piano.
Ciò che lo contraddistingue è l’originale tecnica esecutiva. Paolo non adopera pennelli o spatole ma i suoi polpastrelli, che divengono strumenti privilegiati per stendere l’acrilico in modo deciso e veloce. E’ possibile vederlo all’opera in un video presente nella location: davanti al supporto egli si libera in un’azione performativa dando vita a un uomo, o più uomini ripresi in atti di forza, dove emergono tensioni muscolari e psicologiche che dilaniano i loro corpi tra urla e violenze, senza mai arrivare alle deformazioni baconiane.
Unico soggetto è l’autoritratto, vale a dire la rappresentazione di se stesso, servendosi della fotografia digitale. Lo scatto, rivisto nello schermo del computer, diventa il modello dal vero per compiere l’opera. Essa sarà conclusa solo dopo il lancio di gocciolature di colore sul supporto, distanti sia dal dripping di Pollock sia dalle sue connotazioni surrealiste. Una pittura materica e densa, un ritmo pulsante in cui la rappresentazione del proprio ego permette al fruitore di immedesimarsi, cogliendo e condividendo gli stati d’animo e i turbamenti impressi nei dipinti.