Londra è in totale fermento per i giochi olimpici che si apriranno il prossimo luglio. La City è letteralmente a soqquadro, le linee della metropolitana lavorano a mezzo servizio, i bus subiscono deviazioni e le strade sono piene di lavori in corso. Tutto si amplia e si migliora, per offrire al pubblico un servizio “very British”. Anche la comunità creativa è in subbuglio e numerose sorprese spuntano come funghi dappertutto.
L’entusiasmo, la troppa energia e la fretta rischiano però di generare alcuni imprevisti con relative brutte figure in allegato. L’ultima novità in ordine di tempo ci giunge dal progetto dei posters realizzati appositamente dai grandi nomi del contemporaneo per i giochi olimpici.
Non sazie dell‘orribile logo della manifestazione, rassomigliante a qualcosa come una svastica frammentata, le istituzioni britanniche hanno deciso di produrre altre brutture ed hanno passato la palla a gente del calibro di Tracey Emin, Fiona Banner, Chris Ofili e Rachel Whiteread. Ovviamente si tratta di bravissimi artisti ma è pur vero che un bravo artista visivo non deve essere per forza un esperto in grafica pubblicitaria.
Invece di puntare su giovani talenti del design nazionale (ed in Inghilterra ve ne sono parecchi) i quali avrebbero sicuramente portato a casa un bel successo, si è preferito far fare una brutta figura a dei grandi nomi che hanno creato una serie di posters da scuola elementare. Nel tentativo di far entrare la propria ricerca creativa all’interno di ogni poster, ciascun artista ha realizzato una caricatura di ciò che naturalmente esprime attraverso l’arte contemporanea, trasformandosi in un Google doodle di se stesso.
Del resto l’unico complimento che possiamo fare ai britannici è quello di aver stolidamente mantenuto uno stile “primary school” che unisce idealmente e concettualmente il logo della manifestazione ai posters, ora manca solamente una cerimonia d’apertura con pizzette ed aranciata ed i giochi olimpici sono fatti.