Dopo Destino Comune, l’installazione ambientale allestita al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma – e realizzata in collaborazione con OREDARIA Arti Contemporanee, Esther Stocker torna a Roma (dal 6 dicembre 2011 al 12 febbraio 2012) con la sua prima personale presso gli spazi espositivi di OREDARIA . La ricerca artistica della Stocker è da sempre incentrata sullo studio delle leggi legate alla percezione visiva utilizzate però non come mera trasposizione grafica dei loro postulati su tela o nelle installazioni, bensì come strumenti da sfruttare per allargare la portata comunicativa delle sue opere.
Come afferma l’artista, “anche se di solito non lo sappiamo abbiamo aspettative di forme, aspettiamo che si comportino in modo prevedibile. Personalmente sono affascinata dal modo in cui riconosciamo queste aspettative solo quando non sono soddisfatte.”In Defence of Free Forms, titolo di questa sua personale, risulta quindi essere una dichiarazione di intenti che, in modo efficace, racchiude una riflessione sulla sua intera carriera e, allo stesso tempo, rappresenta un avanzamento sperimentale delle proprie soluzioni artistiche.Cosa sono le forme libere? L’artista ne dà una risposta con le installazioni presenti in questa mostra in cui vengono anche esposti nuovi lavori su tela che rappresentano uno sviluppo delle sue più note dinamiche espressive. Dalle superfici bidimensionali l’artista passa con coerenza concettuale e formale alle installazioni ambientali. Lo spazio principale della galleria è caratterizzato dall’installazione In Defence of Free Forms – part 1. I vari elementi conducono l’occhio verso il punto di fuga centrale del corridoio. Le linee sono però frammentate e in alcuni punti si agglomerano a formare forme più o meno definite.
Queste linee possiedono quindi una libertà rispetto all’ordine geometrico che il nostro occhio si aspetterebbe da esse. Ci permettono così di cogliere nuove letture dello spazio. Il graduale diramarsi dei frammenti presenti in questa installazione conduce alle opere su tela. Sono presentati dei lavori del 2010 e 2011 e una selezione di nuovissime tele che la Stocker espone per la prima volta in pubblico. Queste ultime sono efficaci prove della ricerca sulle forme libere che ha portato l’artista ad un importante e ulteriore sviluppo formale delle sue griglie rese, ora, completamente libere dalle precedenti strutture. Sul fondo della terza navata l’installazione a parete In Defence of Free Forms – part 3 risulta, invece, come importante testimone del passaggio fra le due e le tre dimensioni, procedimento che sta alla base dell’operato artistico della Stocker.
Completa il progetto di mostra In Defence of Free Forms – part 2 dove un’accurata organizzazione di fili neri spazializzano il titolo della mostra. Le forme libere presenti sulle tele di nuova produzione trovano una loro possibile derivazione da quelle che visivamente si creano in quest’opera ambientale dove il linguaggio scritto si fa struttura spaziale. Gli spazi e gli ambienti creano pensieri. È proprio questa la finalità principale del lavoro della Stocker, la ricerca di come la sperimentazione legata all’utilizzo della geometria e i suoi sovvertimenti formali possano generare nuovi stimoli visivi, esperienze esistenziali e una libertà d’interpretazione connessa alla nostra immaginazione personale.