CHI: Becky Beasley nasce 36 anni fa in Inghilterra, ha vissuto prima ad Anversa e adesso vive a lavora a St Leonards in Sea, amena località marina inglese, da questa particolare scelta ho liberamente dedotto che la ragazza ama la malinconia. Dopo aver studiato al Goldsmiths e al Royal College of Art ha iniziato la sua carriera artistica caratterizzata dalla commistione tra fotografia e scultura. Ha esposto in diverse realtà importanti, come la Galleria Civica di Modena, la Kunsthalle Basel o il Museu d’Art Contemporani de Barcelona. Il prossimo anno terrà una personale alla Tate Britain.
DOVE: Francesca Minini Contemporary Art – Milano
QUANDO: 16 novembre 2011 – 14 gennaio 2012
COSA: In mostra troviamo tre sculture verticali (Nolens Volens (u), (r), (i), e sei sculture appese intitolate (C.A.) (R.L.) (O.M.) (O.L.) (L.I.) (N.O.). Si tratta di semplici cornici di cedro in cui sono appese libere fotografie di pizzi bianchi, in questo modo nelle sculture in piedi se ne vede il retro in cui i plexiglass colorati donano sfumature tra il rosa e l’arancione, il colore dell’affetto. Le dimensioni delle cornici sono basate su alcune porte che Carlo Mollino (Torino, 6 maggio 1905 – Torino, 27 agosto 1973) aveva disegnato per la sua casa torinese, proprio dagli arredi di quella casa mai vissuta sono nate le fotografie e le opere di questa mostra che va ad inserirsi in una trilogia chiamata Late works che terminerà il prossimo anno. Nelle opere a parete possiamo vedere anche fotografato una libreria immaginata la cui immagine rimbalza da una cornice all’altra in un gioco inquietante di specchi.
PERCHÈ: Luca Rossi ha indicato nelle opere della Bealsley la perfetta incarnazione di Ikea Art. Senza voler dargli torto, io ho trovato intrigante la fusione delle passioni umane: Carlo Mollino arredò una casa senza mai abitarci (era il suo lascito alla vita), Becky Beasley si appassiona allo strano caso e ne diventa quasi ossessionata, viste le opere. Il gioco formale è decisamente pulito, minimale e forse un po’ forzato nel suo essere esteticamente impeccabile, ma funziona. L’ossessione per la morte accumuna entrambi, sublimata attraverso l’architettura per Mollino e attraverso la casualità dell’esperienza e il superamento di categorie rigide, come fronte-retro, finito-infinito, per Becky Beasley. Volente o nolente da vedere.