“Dopo lunghi mesi di intrighi politici Paolo Baratta é stato rinominato presidente della Biennale di Venezia“. Questo il titolo della notizia pubblicata oggi dal celebre quotidiano online Artinfo. Nulla di strano, direte voi, se non per il fatto che di fatto questa è l’unica notizia riguardo l’arte italiana pubblicata da un magazine d’arte internazionale negli ultimi mesi.
I brogli politici sono l’unica cosa che riesce a far cassetta all’estero, quando si parla della creatività del nostro paese. Di certo il ritorno di Paolo Baratta non può che farci piacere, egli è stato infatti l’artefice di una vera e propria rinascita della Biennale ed ha contribuito a rendere tale manifestazione ancor più prestigiosa agli occhi del pubblico internazionale. Come ben ricorderete, qualche settimana or sono Silvio Berlusconi aveva tentato di detronizzare Baratta per insediarvi al suo posto Mr. Giulio Malgara, “inventore” dell’Auditel, grande amico dell’ex premier nonché figura totalmente impreparata per quanto riguarda il versante artistico.
Ovviamente dopo la debacle del mitico Silvio alcune di queste figure retoriche, come pure il nostro Vittorione Nazionale(c), sono svanite in una nube di zolfo. Resta comunque la preoccupante situazione della scena italiana, relegata al ruolo di una banale piece d’avanspettacolo. Non dobbiamo però dimenticare che in Italia non esiste solamente la politica. Alle volte vorremmo avere anche noi un Damien Hirst nazionale e scrivere dei suoi vezzi, delle sue stramberie. Di certo sarebbero articoli futili, ma sarebbero pur sempre incentrati sulla figura d’artista e non su quella di un qualsivoglia politico. Il problema riguarda anche le fonti d’informazione legate all’arte contemporanea che operano sul nostro territorio.
Dovremmo essere noi i primi a creare un vero sistema, a costruire più letteratura attorno ai nostri artisti blasonati ed alle nostre giovani promesse. Fin quando continueremo a parlare dei giri di valzer e dei cambi di poltrona non faremo altro che spostare il discorso ad anni luce di distanza dalla creatività. Queste rivoluzioni devono iniziare da subito, prima che sia troppo tardi.<