Inaugura il 23 dicembre presso Scatolabianca Project Room la mostra Finestre, la prima personale veneziana della fotografa Alessandra Amadi. La sua ricerca si impernia su un tema ricco e complesso, sulla linea della denuncia che coinvolge il complesso ospedaliero del Lido di Venezia da anni in stato di crescente abbandono e angosciante agonia. Le finestre fotografate da Alessandra Amadi sono sempre interni dell’Ospedale al Mare, stanze fatiscenti e affascinanti che nascondono uno sconquasso sociale in balia delle multinazionali, delle società di costruzione, di una politica soggiogata dal potere e al servizio di pochi.
Le opere di Amadi sembrano partire da set fotografici costruiti, mise en scène allestite con una poeticità e una sapienza di particolari come si trattasse di visioni trasposte che raccontano, nell’assenza del soggetto, un ritratto sociale svolto attraverso luoghi sospesi nel tempo e nello spazio. In realtà niente è preparato, non c’è scenografia aggiunta né ritocco, ma solo l’immaginario supportato da un obiettivo sapiente e da un’indagine riflessiva e lirica, arricchita di particolari minuziosi seguiti da una ricerca che ha una temperatura sempre sulla soglia di una suggestione calda e una denuncia fredda. Quello di Alessandra Amadi è il racconto di un organismo che risiede in un altro organismo, ovvero il Teatro Marinoni, abbandonato da anni ed ora occupato da una ristretta schiera di giovani, personalità dello spettacolo, cittadini e addetti ai lavori sensibili ad una storia simile a tante altre storie e inglobata nello scempio costituito dai tagli alla cultura e da leggi miopi e inique. Di questa storia hanno parlato il vincitore del Leone d’oro della Biennale, Teatro Thomas Ostermayer e il collettivo Rimini Protokoll, Leone d’argento, esprimendo il loro sostegno all’istanza di restituzione del Marinoni ad un uso pubblico e partecipato.
Di questa storia ci parlano le fotografie di Alessandra Amadi, le sue finestre, bocche attonite e arrabbiate spalancate su un mondo assurdo, squarci lacerati di una società agonizzante nella quale io credo l’arte abbia un ruolo fondamentale che è quello che ci occupa ogni giorno, che ogni giorno ci fa trovare la forza di procedere. scatolabianca è questo: intento partecipativo, dialogo, apertura del dubbio e del pensiero, mettersi in discussione sempre, progredire nella lotta contro la miopia e la volgarizzazione, tentativo di massaggiare costantemente e testardamente il muscolo atrofizzato della coscienza collettiva.
Spike 24 Marzo 2017 il 19:26
Great common sense here. Wish I’d thguoht of that.