Capita a volte di trovarsi con la testa fra le nuvole, a guardare uno dei tanti telegiornale trasmessi dalle varie emittenti. Ecco però che un dettaglio cattura la nostra attenzione, vediamo le immagini di quello che sembra un museo. Tutto normale, vien da pensare, quand’ecco che un uomo all’interno di uno degli spazi espositivi comincia ad appiccare il fuoco ad un’opera d’arte.
Subito ci avviciniamo allo schermo per guardare meglio e scopriamo che l’incendiario altri non è che il solito Antonio Manfredi, artista nonché direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria. Per nostra fortuna, il nostro buon Manfredi ha bruciato una sua opera ma una volta raggiunto dal microfono il direttore/artista si dice pronto a bruciare tutte le sue mille opere, una al giorno, per una giusta causa. L’intento è quello di sempre vale a dire, lottare contro la camorra e cercare un sostegno sia sociale che politico ed economico per il CAM. Del resto lo scoppiettante Manfredi ci ha provato in tutti i modi a richiamare l’attenzione sul suo polo museale prediletto, prima con bambolotti voodoo sul cancello d’entrata e dopo con il tentativo di farsi adottare dalla Germania, trasferendo così l’intero museo con tutte le sue opere.
Ora trasferire le opere a Manfredi non importa più, si parla di distruggere, ovviamente con l’autorizzazione degli artisti. Già, i poveri artisti che prima donano un’opera al museo e poi scoprono che un funambolo ha deciso di dar fuoco a tutti, novello Nerone di una Roma che non c’è. Chissà perché, con il Madre in panne e tutti gli altri musei d’Italia senza fondi, lo stato, il comune o la provincia dovrebbero aiutare proprio un museo il cui direttore si è messo in testa di bruciare le opere. Vien da pensare a quanto saranno contenti gli artisti e quanto siano in rialzo oggi le loro quotazioni. Avere un’opera all’interno della collezione di un museo che minaccia di spostarsi o bruciare da un momento all’altro è una vera e propria fortuna.