Guidi&Schoen Arte Contemporanea è lieta di presentare Landscapes (dal 23 marzo al 21 aprile 2012), l’ultima serie di lavori dell’artista fiorentino Giacomo Costa. Il nuovo ciclo di opere rappresenta un ulteriore capitolo della ricerca che sin dagli esordi ha caratterizzato la poetica di Costa. Al centro di tutto il rapporto tra l’uomo, nel suo agire, e la natura. Il termine inglese “landscape” traduce quella componente dell’ambiente che in italiano chiamiamo “paesaggio”.
Nel testo della “Convenzione europea del paesaggio” (Firenze, 2000) esso viene definito come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni, inoltre, viene concepito come una componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità.
Il paesaggio è dunque frutto di pratiche, saperi, sistemi di produzione, costumi giuridici, organizzazioni sociali ed economiche. Denota caratteristiche fisiche, antropiche, biologiche, etniche, ed è imprescindibile dall’osservatore che lo percepisce e lo vive. E’ un prodotto sociale, un bene culturale a carattere identitario. Racchiude in sé componenti oggettive e soggettive, significati molteplici, estesi e complessi. Per questo motivo, si occupano di paesaggio discipline diverse – dalla geografia all’estetica, dall’architettura all’archeologia, dall’antropologia all’arte.
Il paesaggio è l’aspetto di un luogo, l’elemento formale del sistema natura-cultura, sintesi ed espressione di una regione. E’ un linguaggio, una trasmissione di informazioni, autonoma, dialettica, articolata. E’ una stratificazione di significanti. In quanto elemento chiave del benessere individuale e sociale va salvaguardato, progettato, organizzato e gestito nel rispetto di diritti e responsabilità per ciascun individuo. Il dissennato uso del territorio e delle sue risorse perpetrato dall’uomo ormai da anni ha compromesso, forse irreversibilmente, i processi biologici e chimici che permettono la vita sulla terra.
Nelle serie precedenti Costa ha analizzato la città nel suo assoluto ruolo dominante rispetto alla natura. Il risultato di quest’indagine è stato tradotto dall’artista con immagini di enormi cantieri dove le architetture sembravano crescere fino a conquistare il mondo, soffocando completamente l’ambiente circostante. Nel 2006 nella serie Atti la distruzione delle città ad opera di giganteschi elementi metafisici dalle sembianze di navi metteva in evidenza la fragilità del territorio di fronte alle conseguenze dei modelli incauti di sviluppo che la nostra società ha sposato e continua a perseguire.
Nel 2008 la distruzione inarrestabile della città e della civiltà umana si è pienamente realizzata. Dell’illusione di poter ancora intervenire sul paesaggio non resta traccia. Ne sopravvivono solo pochi resti che fanno da contorno ad una natura che ha ormai preso il sopravvento crescendo a dismisura in maniera selvaggia e vendicativa. Esibiti nell’omonima mostra, questi Secret Gardens, rappresentano il punto di partenza della ricerca che si completerà nell’opera presentata alla Biennale di Venezia del 2009 dal titolo Private Garden. La serie Landscape rappresenta la sconfitta totale della natura che pur avendo trionfato sull’uomo ed essendosi riappropriata del proprio spazio, porta su di sé i segni ormai indelebili che i comportamenti dissennati dell’uomo le hanno lasciato addosso. Resta il territorio e la sua morfologia come unica prospettiva del paesaggio. Un paesaggio impossibile, acido, inospitale. E’ quindi un luogo ormai privo di vita e senza una connotazione geografica, una zona dove le sostanze di cui abbiamo abusato sono diventate il soggetto principale della realtà descritta, mondi appiattiti dagli idrocarburi, ricoperti di plastica, saturati di agenti tossici, composti da ghiacci acidi o altre sostanze impossibili.
Questa ambiguità sottolinea l’urgenza di riflettere sul significato dell’interazione tra uomo e ambiente, non solo alla ricerca di nuove tecnologie sostenibili in grado di risolvere i problemi conseguenti ad uno sviluppo avido di risorse, ma piuttosto nel formulare una nuova idea di stile di vita e di sviluppo. Il petrolio è il liquido fondamentale per sostenere il nostro attuale modello di sviluppo, è la sostanza che crea la plastica, che ci riscalda, che ci permette di muoverci e di creare l’energia necessaria per alimentare le nostre periferiche…è anche la sostanza che genere l’inquinamento e il devastante innalzamento della temperatura del pianeta.
Il nostro mondo ne è dipendente e al contempo schiacciato. La lotta per il controllo ed il possesso di questo prezioso elemento è la causa scatenante di sanguinosi conflitti e catastrofiche strategie economiche che nel futuro prossimo potrebbero rendere il mondo simile ai Landscape. A completare la ricerca di Costa, è prevista a inizi del 2013 la pubblicazione di una monografia organizzata in sezioni visive. Abbandonando il criterio cronologico utilizzato per il precedente volume Chronicle of time edito da Damiani nel 2008, il libro seguirà un percorso per immagini introdotte da saggi di autori – architetti, economisti, sociologi – che affrontano le stesse tematiche legate alle urgenze ambientali ogni giorno nel loro lavoro.