Giusto ieri la scrivente si è recata in quel di Portonaccio, animato quartiere di Roma, per assistere ad Artisti in Condominio, mostra collettiva curata da Achille Bonito Oliva. Il condomino in questione è ovviamente quello di via Giusepe Arimondi numero 3, l’ex deposito di autoveicoli oggi trasformato in un pulsante nucleo di studi d’artista. “Nella seconda decade del terzo millennio, il secondo piano del Portonaccio è totalmente abitato da artiste e artisti dell’ultima generazione, ognuno portatore di una poetica individuale e singolare, ma tutti partecipi ad un quotidiano intessuto di solidarietà, scambio e dialogo”
queste parole del Pelide Achille presenti nel testo in catalogo riassumono al meglio la vivacità del collettivo di Portonaccio formato da Alessandra Amici, Veronica Botticelli, Marco Colazzo, Mauro Di Silvestre, Francesca Romana Pinzari, Seboo Migone e Caterina Silva. Tra la musica e l’atmosfera festosa la mostra si è rivelata un gran successo ma vorrei soffermarmi su due punti che secondo il mio parere rappresentano il sunto di tanti discorsi già fatti su questo blog.
Primo punto – La pittura non è morta, si è fatto un gran parlare in questi ultimi anni di una subitanea dipartita del medium più vecchio del mondo ma (spiacente per i detrattori) quest’ultimo è lungi dall’esser sconfitto. Gli artisti di via Arimondi hanno testimoniato proprio ieri che le nuove sperimentazioni possono portare nuova linfa e rinverdire ciò che sembrava ormai senza vita.
Secondo Punto – Lo stantio puzzo delle gallerie che non amano rischiare (e non vogliono farlo con la pittura, per restare in tema), dei musei che ti sbattono le porte in faccia e dei critici/curatori che ti ignorano, è stato debellato da un evento fresco e soprattutto fuori dall’abituale ed imbalsamato circuito dell’arte contemporanea capitolina. Questo è il segno evidente di un sistema che deve per forza di cose cambiare radicalmente se vuole rimanere in stretta connessione con il pubblico. Un plauso ai bravissimi artisti ed al sempre lungimirante ABO che sa mettersi continuamente in gioco, più di altri suoi giovani colleghi.