Domenica 17 giugno alle 18,30, presso la sede del MU.SP.A.C. – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea – sarà inaugurata la mostra personale dell’artista iraniano Navid Azimi Sajadi (Teheran 1982), a cura di Martina Sconci. È questo l’ultimo evento d’arte contemporanea nell’ambito del progetto “Percorsi Migranti”, promosso dal Coordinamento Ricostruire Insieme in collaborazione con il MU.SP.A.C., per favorire l’incontro interculturale nella città dell’Aquila, mettendo in connessione varie discipline.
Promotore di un linguaggio artistico che spazia dalla fotografia manipolata all’installazione, alla scultura, al disegno e alla scrittura Farsi, utilizzata come decorazione, Navid Azimi Sajadi ci racconta il suo essere cittadino del mondo e la sua doppia identità, risultato del continuo viaggiare tra Oriente e Occidente. Attraverso un ricco panorama di simboli, Navid ci parla delle contraddizioni del suo paese, mettendo in discussione tutte le immagini stereotipate tipiche della cultura medio orientale.
Spinta dalla forza di gravità, la sagoma del suo paese natio cade a terra creando una doppia immagine, una doppia realtà, come quella che vivono i suoi giovani concittadini, combattendo contro il governo. Non a caso il colore verde è proprio quello usato come simbolo della protesta, speranza di un cambiamento. Un’altra sagoma formata dall’insieme di Kalashnikov e pugnali evoca la dura realtà della guerra. Ma anche in questo caso la sagoma cade a terra, scoprendo una fitta decorazione geometrica tipica di alcuni mausolei, come quello di Hafez – il più grande poeta persiano di tutti i tempi – meta di tanti giovani che si rispecchiano nei suoi versi d’amore.
A ricollegarsi con lo spirito alla nostra città, l’immagine di un’aquila reale, allegoria dell’alta divinità, del fuoco celeste, del Sole, della nobiltà e dell’anima – come parte dell’uomo appartenente a Dio – ma soprattutto emblema degli stati totalitari che devastarono l’Europa nel Novecento. Dietro di lei una stella a sette punte, simbolo esoterico che ricorre molto spesso nei lavori di Navid. Si ricollega ai sette pianeti e, poiché il numero sette deriva dal celestiale tre e dal terrestre quattro, indica l’uomo nella sua totalità: il corpo materiale e l’anima divina.