Notizia inaspettata quanto drammatica legata al giornalismo d’arte. Il prestigioso Artnet Magazine (facente parte del noto circuito di Artnet) ha definitivamente chiuso i battenti. La triste decisione è stata presa dall’editore Walter Robinson, che ha diretto per ben 16 anni la testata: “Mi sono divertito parecchio in tutti questi anni, abbiamo lavorato egregiamente, creando una testata di critica d’arte senza appesantirla troppo con inutili barocchismi” ha dichiarato alla stampa l’ex direttore.
Le parole di Robinson coprono però una realtà ben più oscura di quella data in pasto ai media. In tutti questi anni di attività infatti, Artnet Magazine è riuscito a barcamenarsi nel duro mondo dell’editoria online salvo poi caracollare duramente in questo ultimo periodo di crisi economica. Già, i soldi nel mondo dell’arte, almeno per quanto riguarda determinati servizi, sembrano essere finiti sul serio. Dalle nostre parti si fatica duramente per trovare inserzionisti disposti ad investire. Ciò accade anche perché i dealers organizzano meno eventi e le mostre in corso vengono pubblicizzate mediante altri canali gratuiti. Facebook, Twitter, Instagram, Tumblr e chi ne ha più ne metta rappresentano un buon mezzo pubblicitario fai da te ed è ormai palese che un banner a pagamento su un magazine d’arte online non ha più molto senso, esso rappresenta un dinosauro legato agli anni dell’esplosione della new economy e nulla più. Anche offrire un numero sempre più crescente di articoli, contenuti ed aggiornamenti sulle mostre in corso sembra non essere la formula giusta per invertire la rotta e creare nuovo interesse attorno al magazine in rovina.
Forse dopo tutto questo tempo speso a scrivere fiumi di inchiostro digitale, i magazine d’arte dovrebbero attuare una profonda riflessione su ciò che realmente interessa al fruitore e guardare meno ai gusti del dealer. Artnet Magazine ha forse esagerato con le sue recensioni troppo buoniste, mirate ad ingraziarsi i favori degli inserzionisti, ciò pregiudica la reale qualità dei contenuti offerti. Dovremmo imparare da questi sbagli e cercare di non ripeterli in futuro.