Il mercato dell’arte contemporanea internazionale non è sempre tutto rose e fiori ed oltre alle strette di mano per compravendite riuscite o le gioiose felicitazioni per opere meravigliose e mostre riuscite, ogni tanto qualche litigio con annesso strascico legale salta fuori a movimentare l’intero scenario.
Si parte con la pluriblasonata Gagosian Gallery che ha citato in giudizio la compagnia aerea Lufthansa. La divisione cargo avrebbe infatti danneggiato irreparabilmente durante il trasporto un dipinto dell’artista americano Brice Marden. Il dipinto dal titolo Au Centre (1969), opera in due pannelli, durante il volo si è liberato dalle imbracature che lo assicuravano alle paratie della stiva e successivamente è stato sballottato con conseguente distacco di alcune grandi parti dipinte. Secondo Gagosian il danno ammonterebbe a 3 milioni di dollari. La stessa cifra è stata spesa dall’art dealer moscovita Gary Tatintsian per l’acquisto di alcune opere di George Condo e Richard Prince provenienti dalla Luhring Augustine Gallery di New York. Dopo aver ricevuto 8 opere di George Condo nel 2008, Tatintsian non ha avuto più notizie dalla galleria. L’art dealer aveva inoltre acquistato un’opera di Christopher Wool per 196.000 dollari ma anche quest’ultima non è mai arrivata a destinazione. Per tutta risposta Tatintsian ha ora citato in giudizio la galleria Luhring chiedendo i 3 milioni di dollari indietro.
Nel frattempo, non molto tempo fa anche l’artista russo Alexander Presniakov ha deciso di rivolgersi al giudice per chiarire un contenzioso aperto con Ann Hilton, figlia del ricco albergatore nonchè parente della famigerata Paris Hilton. L’artista sostiene di aver spedito alcune opere alla residenze di Las Vegas della Hilton, i due avevano concordato il prezzo di 10 milioni di dollari per il pacchetto artistico ma all’ultimo momento la ricca possidente si sarebbe intascata le opere senza sborsare il pagamento dovuto. Presniakov negli ultimi mesi avrebbe tentato invano di contattare la Hilton ma lei si sarebbe fatta negare ripetutamente, all’artista non è rimasto quindi null’altro da fare che rivolgersi alla legge.