Continuiamo a pubblicare i progetti presentati dai magnifici 7 curatori al ministro per i Beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi che ha poi scelto quello di Bartolomeo Pietromarchi. Ecco quello di Letizia Ragaglia:
Istantanee da un paesaggio molto umano
Credo nell’arte italiana, nella sua qualità e nella sua professionalità. Come Museion cerchiamo di sostenerla e darle voce: abbiamo realizzato molte mostre personali di giovani artisti come Francesco Arena, Micol Assael, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Nico Vascellari, Stefano Arienti, Massimo Bartolini (sopra: Paesaggio molto umano) e Luca Vitone e ne abbiamo coinvolti molti altri in mostre tematiche e progetti speciali. Sono consapevole però della grave mancanza di sistema che affligge l’arte italiana: non riusciamo a essere abbastanza efficaci, anche per l’assoluta mancanza di sostegno da parte di un governo per cui l’arte contemporanea non è ancora vista come una risorsa primaria. Nel mio progetto per il Padiglione Italia volevo far emergere un aspetto peculiare dell’arte italiana: un antropocentrismo che perdura dall’antichità ai giorni nostri. Si trattava di rintracciare un «umanesimo» che — anche nell’arte ambientale o arte materica — si genera e sfocia nell’elemento umano, ma non comprende solo l’uomo raziocinante, bensì l’uomo con il suo corpo e i sensi. Nella cultura italiana ha radici profonde una sorta di «altro umanesimo», anti-accademico e meno ufficiale, ripreso e presente, con modalità eterogenee, da diversi protagonisti della cultura del Novecento, dalle arti visive al cinema di Fellini e Pasolini, passando per il teatro della Societas Raffaello Sanzio e di Emma Dante. Impiego del corpo, componente ironica e autoironica, presenza della cultura popolare, teatralità, infantilismo, visionarietà, anti-accademismo, «produzione di realtà» (Alighiero Boetti) — questi alcuni concetti chiave da cui prendeva le mosse il progetto. Questi, quindi, gli artisti individuati per il Padiglione: Gianni Pettena, Massimo Bartolini, Marcello Maloberti, goldiechiari, Michael Fliri. Il titolo dato al progetto Paesaggio molto umano (Very human landscape) giocava su un doppio registro: alcuni tra gli artisti scelti si confrontano costantemente con il paesaggio sia naturale che urbano, così come con il «paesaggio storico». Altri creano invece, con le loro installazioni performative, un nuovo paesaggio umano. Bartolini e Pettena rappresentavano il versante del progetto sugli aspetti di interazione umano-natura, mentre Maloberti e Fliri lavorano in prima linea con il corpo e in goldiechiari c’è un costante riferimento al paesaggio storico, sociale e politico.
Letizia Ragaglia