L’opera di Luca Vitone analizza principalmente l’insieme dei meccanismi che legano l’uomo contemporaneo, sottoposto a continue e improvvise trasformazioni, al suo luogo d’origine e all’ambiente con cui entra in relazione. Abbandonate le forme tradizionali d’espressione artistica, Vitone sceglie di contaminare le sue opere, spesso azioni e installazioni, con gli strumenti tipici di altre discipline quali la geografia, l’antropologia, la sociologia, la musica e la letteratura. Particolare rilevanza assumono nel suo lavoro la fase di progettazione, la ricerca d’archivio e soprattutto il confronto diretto con gli esperti dei vari settori. Nel 1993 collabora, ad esempio, con il geografo Massimo Quaini, nel 1994 con l’etnomusicologo Roberto Leydi, nel 1998 con l’antropologo Franco La Cecla e in seguito con i letterati e poeti del Gruppo ’63, la neoavanguardia letteraria, legata a Marcatré, che Vitone celebra nel 2002 con la mostra Memorabilia al Micromuseum di Palermo. Gli strumenti utilizzati dall’artista per tratteggiare la sua poetica tutta giocata sull’idea di luogo, inteso come spazio di un’esperienza antropologica, e la sua perdita, causata dall’indeterminatezza dell’uomo diviso tra cultura e natura, sono la cartografia, la cultura materiale e il monocromo.
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