La colpa è dei curatori

di Redazione Commenta


Il mondo dell’arte è in rovina. Beh? Non fate quelle facce, questa frase l’avete coniata voi. Scommetto però che a vedervela spiattellata sul monitor fa sempre un certo effetto, negativo intendo. Mi riferisco a molti colleghi addetti al settore che da tempo hanno decretato l’ingiusta fine della scena contemporanea Made in Italy, senza pubblico e senza attori ma soprattutto senza sovvenzioni statali. Le tante prefiche abituate a piangere su un mondo che non le capisce e che non valorizza i loro progetti. Ebbene, il pubblico è stato messo in fuga dai troppi eventi culturali noiosi sino all’inverosimile mentre ad aspettar le sovvenzioni e gli aiutini ci si potrebbe invecchiare prematuramente. Già perché molti curatori indipendenti hanno dimenticato il significato della parola “indipendente” e vorrebbero trovarsi un comodo posto da direttore di museo per sbarcare il lunario senza troppi scossoni. Il buon Harald Szeemann non sarebbe d’accordo con questa pratica, visto che fu proprio lui a coniare la figura del curatore indipendente. Per ristabilire un certo equilibrio all’interno della nostra scena basterebbe fare il proprio lavoro, vale a dire stilare un progetto, trovare i fondi per produrlo e proporlo ai musei senza aspettare che siano questi ultimi a sborsare quattrini a babbo morto. Ah dimenticavo, il progetto dovrebbe anche essere interessante per la comunità che si prepara a fruirlo.

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