Lo scorso luglio Paolo Piscitelli allestiva nei grandi spazi della ex-cisterna dell’acqua di Prenzlauerberg a Berlino, sede del Singuhr, quattro video inediti appartenenti al ciclo di Unpacking, un’opera ideata e realizzata proprio per essere installata in quel particolare contesto. Poco più di tre mesi dopo l’inaugurazione berlinese, Piscitelli presenta dal 7 novembre al 19 dicembre, per la prima volta in Italia, in un nuovo allestimento pensato per lo spazio torinese di Blank, lo stesso lavoro in una suite con quattro video (tre di quelli già visti al Singuhr, più un altro inedito).
Si tratta di un progetto che l’artista ha voluto dedicare al tema della memoria, da lui considerata nella sua dimensione più fisica, in contro-tendenza rispetto alla fruizione sempre più virtuale, sempre più soltanto mentale, che sta ormai sempre più prevalendo con l’utilizzo dilagante del supporto elettronico, e il trasferimento alla ‘rete’, a questa entità super-individuale astratta e inafferrabile, di una responsabilità che sarebbe bene mantenesse invece il suo carattere individuale, ed esperienziale. Concetti espressi chiaramente dallo stesso Piscitelli in un recente testo: “Negli ultimi anni ho viaggiato parecchio e ho anche cambiato residenza diverse volte lasciandomi alle spalle, presso amici e parenti, scatole di cartone stipate di libri. Qui in Texas, dove ora risiedo, ho iniziato casualmente a creare una sorta di catalogo di questi corpi lontani. Lo sforzo della memoria contro il caos dei ricordi. Lo scorso anno ho notato come durante le lezioni, i miei studenti con un telefonino o un computer cercavano i libri o le citazioni su internet. Non vedevo sul loro volto neanche l’ombra di uno sforzo. Io, a casa, continuavo invece a sforzarmi creando caleidoscopiche architetture della memoria attraverso la scrittura di titoli, note e libere associazioni di pensiero. Ad un certo punto ho deciso di riprendere con una videocamera le mie performances. In principio il soggetto delle riprese era solo l’ombra della mia mano che scriveva con un pennarello su una lavagna luminosa, successivamente ho deciso di coinvolgere altre persone spinto dalla curiosita’ e dal desiderio di condividere con qualcuno il peso dell’immane fatica del ricordare. Cosi è nato “Unpacking”, come serie di performances attraverso il ricordo dei libri letti, perduti e/o amati, con le conseguenti divagazioni, incertezze e libere associazioni. L’installazione video “Unpacking” è composta da video proiezioni su una o più superfici costituite dalla sovrapposizione di scatole di cartone vuote, come si farebbe costruendo un muro. “Unpacking” performa la caleidoscopica architettura della memoria attraverso la scrittura dei titoli dei libri e letti, perduti e/o amati, note e libere associazioni di pensiero. Ogni performer, senza alcun limite di tempo, si trovava a scrivere con un pennarello su un foglio di acetato proiettato da una lavagna luminosa…” (P. Piscitelli, 2009).
Paolo Piscitelli (Venarla, 1971) ha al suo attivo molte mostre, personali e collettive, e performances. sia in spazi privati (oltre a e/static, la Galerie Paolo Boselli di Bruxelles, lo Studio Tucci Russo di Torre Pellice, la Paul Andriesse Galerie ad Amsterdam) sia in spazi pubblici (la GAM-Torino, la GAM-Bologna, il FRAC-Bourgogne di Dijon, il MLAC a Roma, il Centro Pecci a Prato). Nel 2003 ha vinto il Premio Maretti della GAM-Bologna; nel 2005 è stato incluso nel Viewing Program del Drawing Center di New York. Artist-in-Residence alla Texas A&M University per il biennio 2006/2007, vive e lavora a College Station, Texas.