il 6 novembre la storica galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini ha inaugurato la mostra Oltre Il Trompe l’Oeil, doppia personale di Stefano Di Stasio e Marco Tirelli, primo di una serie di tre appuntamenti che vedranno la presenza di Mimmo Paladino e Piero Pizzi Cannella l’11 dicembre e Matteo Montani affiancato a Luca Padroni il prossimo 22 Gennaio 2010. Ovviamente Globartmag era presente all’affollatissima premiere e vi offre qui di seguito la recensione della mostra.
“Quante volte abbiamo data la pittura per spacciata? E altrettante lei risorge, sfacciata araba fenice.” così scrive Fabio Sargentini nel testo introduttivo a completamento della sua proposta creativa e noi non possiamo far altro che annuire a questa affermazione. Del resto Fabio Sargentini è uno che di corsi e ricorsi artistici ne ha vissuti abbastanza per potere senza smentita dichiarare che sì, puntualmente qualche critico modaiolo in cerca di fama subitanea afferma che la pittura è vetusta, sul punto di morte insomma. E puntualmente la pittura si conferma capace di trasformare se stessa, risorgendo e ricreandosi, riconfermandosi ogni volta regina della creatività e del mercato. La mostra Oltre il Trompe L’Oeil ci offre diversi aspetti della pittura. La pittura come la vede Stefano Di Stasio, osserva la sua bellezza da uno specchio d’acqua, mentre attorno si delinea un paesaggio boschivo monumentale che si riallaccia ad una meticolosa perfezione proveniente dal passato. Nell’estremo punto di luce che illumina l’intera composizione Stefano Di Stasio inserisce un riflesso, una perfetta rifrazione illusoria che proietta la pittura nel futuro.
La pittura come la vede Marco Tirelli è una massa materica in continuo divenire, una forma misteriosa ed oscura che affascina per la sua potente carica mistica .La pittura è un continente ancora da esplorare, come l’Africa, pretesto geografico che subito diviene territorio di forme e dense sfumature che avviluppano suadentemente lo spettatore.
La Pittura come la vede Fabio Sargentini e impalpabile, inafferrabile come uno stringato atto teatrale che lascia lo spettatore teso sulla sua poltrona. Il sipario cala, il sipario nuovamente si apre e dal buio emergono quinte perfette e maestose che si tramutano in attori, sarcastici protagonisti di un’opera teatrale di Eugene Ionesco che inganna la percezione e lo spazio, concedendosi al pubblico solamente per un breve e solenne attimo di intense emozioni.