Dal 16 dicembre 2009 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma presenta la mostra Sandro Chia dal titolo Della pittura, popolare e nobilissima arte a cura di Achille Bonito Oliva. E’ la prima grande antologica dell’artista in Italia e la sua più importante retrospettiva dopo quella del 1992 alla Nationalgalerie di Berlino.
A conclusione di un anno intenso, che ha visto la partecipazione di Sandro Chia alla Biennale di Venezia e ad altre importanti mostre in Italia e all’estero, tra cui la mostra “Campestre romantico” nell’ambito di “Italia in Giappone 2009” all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e Kyoto, Della pittura, popolare e nobilissima arte offre al pubblico un’ampia selezione di opere storiche e recenti dell’artista, alcune delle quali raramente presentate nei circuiti espositivi. Attraverso 61 opere, 56 dipinti e 5 sculture in bronzo, vengono ripercorse le principali tappe della quarantennale carriera di Sandro Chia: dagli esordi negli anni Settanta, al successo della Transavanguardia negli anni Ottanta, all’affermazione come punto di riferimento nel panorama artistico internazionale che dagli anni novanta arriva fino ad oggi.All’interno dell’allestimento le opere non sono presentate secondo una scansione cronologica ma suddivise in quattro sezioni organizzate attorno al tema della “figurazione”, elemento distintivo e costante dell’arte di Chia nel corso degli anni: “Figure Ansiose”, “Figure Titaniche”, “Figurabile” e “Figure ad Arte”. La scelta di incentrare il percorso espositivo sui dipinti, nonostante la molteplicità delle tecniche sperimentate negli anni dall’artista, dal mosaico al video, è motivata dal ruolo di indiscussa protagonista che nel mondo di Sandro Chia riveste l’arte “popolare e nobilissima” della Pittura.
Pittura che, ricorda l’artista nel catalogo della mostra, nella sua poetica non è un semplice oggetto ma diventa interlocutore: “…per parlare non di pittura, ma alla pittura é meglio mimarne le figure, divenire una sua manifestazione, in definitiva é meglio apparire alla pittura come essa appare a noi”. Con questa affermazione Chia va al di là della definizione della tecnica pittorica come linguaggio espressivo; infatti, come osserva il curatore della mostra Achille Bonito Oliva, un innegabile merito dell’artista è quello di aver reso la Pittura “un campo dentro cui manualità e concetto trovano finalmente un equilibrio […] uno strumento capace di far saltare la distanza e di collegare tempi che sembrano lontani tra loro.”