Il 12 dicembre la mostra di Andrea Aquilanti chiuderà un ciclo di lavoro della NOTgallery di Napoli, durato 4 anni, e al contempo suggerirà la nuova direzione che la NON galleria intende darsi a partire dal nuovo anno. Col progetto NOTgallery2010, lo spazio espositivo apre un ciclo di trasformazione che lo porterà ad occuparsi prevalentemente di contenuti artistici destinati alle nuove tecnologie.
Alla pittura, il primo medium che l’uomo abbia avuto a disposizione per creare immagini, il compito di “traghettare” la NOTgallery in questo passaggio. Ancora oggi, per molte persone, “fare Arte” vuol dire dipingere, è per questa ragione che solo attraverso la rigenerazione del dipingere può iniziare una fase nuova di produzione artistica.Andrea Aquilanti, nella sua seconda mostra alla NOTgallery, ha scelto di ritrarre il più classico dei soggetti pittorici cittadini, una veduta di Napoli da Posillipo, affinché non vi siano dubbi su ciò che il proprio dipinto possa rappresentare. Ma il più classico dei dipinti, “il dipinto dei dipinti” per la città di Napoli, diventa solo il pretesto per un’ipotesi di interazione con l’osservatore, attraverso la pittura. E’ soltanto un’ipotesi, ma che, con l’ausilio del LUCID viewer (un software che attraverso l’immersive technology coniuga diversi strumenti virtuali allo scopo di generare emozioni di situazioni reali) si propone di cambiare il “volto” della pittura, trasformandola in un medium adatto ad una civiltà ormai sempre più tecnologica.
La pittura può “dire” qualcosa? Normalmente la pittura “rappresenta” qualcosa. Si può dire qualcosa usando il linguaggio, non le immagini. Si può dire ciò che un’immagine pittorica rappresenta; ma quel “dire” non può cambiarla. Il quadro una volta dipinto non può aiutare il lettore nell’opera di comprensione, perché si stacca dall’autore e vive per proprio conto; il parlato all’inverso rimane indissolubilmente legato alla persona che lo emette e che lo può spiegare.
L’autore consegna all’osservatore un dipinto che non è più plasmabile dall’autore stesso, è un’immagine che ha raggiunto uno stato di stabilità, di immutabilità. Il dipinto è un’immagine fissata che per qualche motivo ha cambiato natura e non può essere più trasformata e modificata. Il dipinto stabilizzatosi non “dice” e non parla tuttavia, di norma è illimitatamente manipolabile. I dipinti si possono correggere, cancellare, rifare e possono subire aggiunte, però a un certo punto si stabilizzano, acquistano una fissità, e si staccano dall’autore e potenzialmente possono andare dappertutto anche all’insaputa dell’autore stesso. Il parlato, invece, può essere modificato dall’intervento di un interlocutore. Il linguaggio, infatti, è un artificio che possiede sia chi parla, che chi ascolta. La capacità di dipingere, la “pittura”, al contrario, è spesso un artificio di cui è in possesso il pittore, ma non tutti gli osservatori dei suoi quadri; tutti (soprattutto se il quadro è figurativo) possono essere in grado di capirlo, di raccontarlo, ma chi può intervenire su di esso e cambiarlo?E’ concepibile un dipinto o una modalità di pittura che, pur conservando l’oggetto della rappresentazione scelto dall’autore e le qualità specifiche che questi gli ha assegnato, possa essere cambiato dall’osservatore? E’ possibile realizzare un dipinto che pur essendo “stabilizzato”, possa essere allo stesso tempo continuamente modificato? Vi invitiamo a dare risposta a queste domande interagendo col dipinto di Andrea Aquilanti in prima persona.