Ebbene è risaputo che le stars del cinema sono abituate alle spese pazze ed è ancor più noto che negli ultimi anni l’arte contemporanea è divenuta un vero e proprio culto per le celebrità che non si frenano dallo spendere cifre da capogiro per accaparrarsi questa o quell’opera in grado di alimentare vanità ed esclusivismo, il tutto condito con un pizzico di ostentata cultura che non guasta mai.
Oltre al gruppetto (capitanato da Brad Pitt e Madonna) di stars che colleziona abitualmente arte, ogni tanto qualche celebre volto dello spettacolo decide di investire volontariamente nella creatività, cosa che non ha fatto Hugh Grant che ha involontariamente acquistato un’opera spendendo un patrimonio. Il famoso attore inglese ha infatti confessato di essersi ubriacato ed aver successivamente chiesto ad un suo assistente di fare un’offerta per un Andy Warhol raffigurante Liz Taylor che nel frattempo faceva parte di un lotto all’asta da Sotheby’s. L’attore completamente sbronzo si è aggiudicato l’opera per la vertiginosa cifra di 2 milioni di euro. Incauto acquisto direte voi ed invece il fortunato Grant ha fatto un vero investimento visto che successivamente è riuscito a rivendere l’opera di Andy Warhol per ben 13 milioni di sterline con un guadagno netto di 11 milioni di sterline, piove sul bagnato ci sarebbe da aggiungere. Questa buffa vicenda fa riflettere sulle strambe meccaniche regolatrici del mercato dell’arte, questa è la realtà dell’economia contemporanea: sei ubriaco e ricco, compri un Warhol e pochi anni dopo il valore dell’opera acquistata è salito a tal punto da farti fare un affare astronomico. Subito dopo il mercato crollerà ed in seguito rimbalzerà in alto riflettendo metaforicamente lo stato di ebbrezza.
L’intero pianeta è stato colto da un ubriacatura artistica, spendendo cifre da capogiro su Damien Hirst, Jeff Koons e compagnia cantante, lasciandosi guidare da esperti, critici e curatori profeti del nulla. Oggi la sobrietà della recessione sta riportando i prezzi sulla terra. Ma non abbiate paura, la crisi finirà e l’arte contemporanea riprenderà a bruciare soldi all’impazzata.