Proprio nell’anno delle celebrazioni per i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, un’altra barriera sociale sembra essere crollata nel mondo dell’arte contemporanea. Scrutando attentamente la lista dei 55 artisti partecipanti alla 2010 Whitney Biennial è facile notare che il 52% è rappresentato da esponenti del sesso femminile.
Insomma sembra che qualcosa si stia muovendo a favore del gentil sesso e per quanto ci riguarda la cosa non può che farci piacere visto la potenza creativa di cui sono dotate le temibili ragazze dell’arte. La presenza di artisti donne è aumentata esponenzialmente nel corso delle ultime edizioni della grande manifestazione, nel 2000 la Whitney Biennial era infatti composta dal 36% di artisti donne mentre nel 2008 le quotazioni erano salite al 40%. Jerry Saltz ha ultimamente intervistato Francesco Bonami, il curatore della manifestazione, chiedendo il perché di questa super presenza delle donne alla manifestazione: “Io ed il co-curatore Gary Carrion-Murayari non siamo andati alla ricerca di artisti donne perché la loro bravura era davanti ai nostri occhi, è stata una selezione naturale e non un’intenzione. Pensare alla Biennial in questi termini è altamente fuorviante”. Divisioni tra sessi a parte la manifestazione propone un’eccellente selezione di artisti donne emergenti come l’agguerrita performance artist Aki Sasamoto e Jessica Jackson Hutchins le cui installazioni di oggetti in ceramica creano tempeste formali. Da tenere sott’occhio anche la presenza di Kate Gilmore che solitamente si scaglia contro pareti di carton-gesso con indosso vestiti da sera e tacchi a spillo. Altra artista degna di nota è Sharon Hayes autrice nel 2008 di una bellissima performance che consisteva nella lettura di una lettera di amore e guerra agli angoli di una strada durante l’ora di pranzo. E per finire da non perdere d’occhio anche Babette Mangolte, Dawn Clements, Suzan Freon e Lorraine O’Grady che hanno l’abitudine di partecipare ai vernissage vestite nelle maniere più singolari che si riallacciano a tematiche scottanti come il razzismo e la lotta di classe.
Photo Copyright: Kate Gilmore