Il Lowbrow, famosa corrente partita dalla realtà underground della Los Angeles degli anni ’70 e depositaria della cultura dei comics e dei linguaggi visivi propri della strada, è in procinto di cambiar pelle. Come molti di voi sicuramente sapranno, da alcuni anni imperversano sulla scena dell’arte internazionale i giovani talenti della New Brow, ebbene la London Miles Gallery di Londra ha deciso di ospitare nei suoi spazi, in prima visione assoluta, la proiezione di un interessante documentario dedicato a questa corrente artistica.
Si tratta di New-Brow The rise of Underground Art, film presentato dalla Humble pictures in collaborazione con la Shooting Gallery di San Francisco e vincitore del festival contemporary art documentary. Il documentario mette in luce le storie e la creatività dei grandi personaggi di questo nuovo movimento d’arte contemporanea e cioè artisti del calibro di Shepard Fairey, Ron English, Silvia Ji, Gary Baseman, Shag e molti altri. Questi grandi protagonisti del filone New Brow illustrano le loro opere ed i loro progetti passati e futuri ma cosa ancor più importante durante lo scorrere delle immagini Baseman e soci parlano liberamente di questo movimento dalle sue origini al suo sviluppo odierno, anticipando qualche previsione sul suo futuro. Il documentario non propone solamente queste figure di spicco ma anche personaggi del mercato, gallerie e collezionisti che hanno appoggiato e continuano ad appoggiare questa nuova espressione dell’arte americana. Il documentario ha già partecipato ad importanti festival come il San Francisco Film festival, il Rader Hamburg Film Festival, il Tulsa United Film Festival, l’ Hot Springs Film Festival ed il Golden State Film Festival.
Nel mese di febbraio si prevede che questo interessante documentario sarà proiettato anche in Europa e non si esclude una sua presenza anche in qualche festival italiano. La proiezione a Londra si terrà il prossimo 20 febbraio. Se vi trovate da quelle parti non esitate a recarvi alla London Miles Gallery, non ve ne pentirete.
Judy 24 Marzo 2017 il 23:52
âh#oËœsweatsâ¬p&‚8217; is an inappropriate term because it is the only job option for a poor farm worker that doesn’t involve actually sweating. It also made me think in light of the comparison to the industrial revolution that conditions in Chinese factories are much better than American factories use to be (and at least equal to how they are now). I wish short videos like these got more exposure because they get the point across and correct popular misconceptions.