In queste pagine si è più volte parlato della nuova creatività italiana e vorrei ribadire quanto l’arte giovane rappresenti la nostra unica risorsa per tentare di emergere dallo stato di torpore in cui versa la scena dell’arte contemporanea nostrana. Eppure se da un lato i nostri artisti sono stretti da una morsa istituzionale che ne appiattisce la creatività e ne limita l’azione, dall’altro anche la proposta creativa dovrebbe iniziare a mostrare i denti e non cedere il fianco a chi punta all’uniformazione.
Va da sé che le fondazioni ed i musei sono orientati verso artisti dotati di curriculum o comunque trainati da importanti cordate. Galleristi e curatori dal canto loro operano lo stesso criterio di selezione con l’eccezione che ogni tanto riescono a mettere in evidenza qualche talento verace. Il vero problema è che tutti sono orientati a seguire un modello estetico internazionale con la convinzione che questo sia una panacea in grado di far vendere o comunque donar prestigio, quando invece non ci si accorge che scimmiottando forme creative del passato o di altre nazioni si genera solamente un inutile prodotto complementare. Fino a quando si continuerà a mandare al massacro questa giovane arte intrappolata tra Pop, concettuale e neo-concretismo assisteremo solo alla risibile scena di un cane che si morde continuamente la coda. Vale a dire che più le istituzioni e le gallerie saranno orientate a promuovere questi incidenti creativi, più gli artisti saranno spinti a produrli e di conseguenza, più le istituzioni continueranno a promuoverli.
Siamo giunti ad un momento cruciale dove forte dovrebbe essere l’opposizione ad un sistema bolso e burocratico, pressante dovrebbe essere l’offerta di opere sempre più fresche e rivoluzionarie, coinvolgente dovrebbe essere l’ascesa di una nuova generazione artistica. Ed invece i giovani artisti sono divisi, incessantemente in cerca di una gloria personale che li renda dei robota proprio come i loro più blasonati e ferocemente invidiati colleghi.
I giovani artisti sono esteticamente in bilico tra minimal e tra manifestazioni scolastiche da esamino di accademia. Infine i giovani artisti si dimenano in inutili tentativi di mettersi in evidenza, dimenticandosi che riflettere e produrre dovrebbe essere il loro obiettivo primario. Ovviamente come sempre ci sono eccezioni ma per sovvertire l’ordine delle cose occorre che sempre più giovani artisti decidano di impegnarsi a fondo e non passare tutta la vita a lamentarsi o fingersi dei perenni incompresi. E’ questo il momento di essere più severi con sé stessi, di attingere a piene mani dai maestri del passato senza copiare spudoratamente, di chiudersi in studio a lavorare e non presenziare ad oltranza ai banchetti dell’arte. Di mille giovani artisti che riusciranno a far ciò solo una minima parte emergerà ed una ancor più minima parte entrerà nei libri di storia dell’arte, ma questa è la dura dottrina della selezione naturale.
Micol Di Veroli
antonio aiazzi 15 Febbraio 2011 il 09:22
Ho letto con molta attenzione i vostri articoli sull’arte e li trovo ineccepibili.Io sono un giovane di 68 anni che ho conosciuto personalmente il muro di gomma che gravita intorno al mondo dell’arte e specialmente le montagne di filtri e difficoltà che si frappongono fra i giovani e i cosiddetti addetti e specialisti del settore.
Qualche tempo fà,l’esimio critico d’arte Paolo Levi,una volta visionato il mio sito artistico,mi ha consigliato di rivolgermi alla COOP o all’IKEA.Chi sa,forse ha ragione lui e io ho sbagliato tutto nella vita o non possiedo le qualità necessarie.Comunque un buon aiuto,forse,il Levi/pensiero mi ha trasmesso ed è quello che l’Arte IKEA tutto sommato potrebbe essere una buona opportunità.
Antonio Aiazzi