Ogni artista che in passato ha esposto nella celebre “rotunda” del Guggenheim Museum di New York (disegnata come noto dal celebre architetto Frank Lloyd Wright) si è trovato a fare i conti con un’architettura che è già di per sé un’opera d’arte. Se questo memorabile spazio ha ispirato alcune incredibili installazioni site-specific di maestri del contemporaneo quali Nam June Paik, Jenny Holzer e Cai Guo-Qiang, oggi la sfida è rinnovata da una nuova mostra dal titolo Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Museum, evento curato da Nancy Spector che sarà possibile ammirare fino al prossimo 10 aprile.
200 fra artisti, architetti e designer si sono cimentati con il celebre spazio espositivo, creando incredibili installazioni. E come ci si aspetterebbe da una così ricca selezione di artisti, il risultato finale è un’offerta creativa decisamente variegata. La mostra non segue alcuna logica se non quella di una potenza visiva dotata di una meravigliosa natura estetica. Tutte le opere in mostra sono numerate ma senza altre didascalie per non fagocitare ulteriore spazio, seguendo la numerazione è quindi possibile rintracciare sull’apposita guida di otto pagine chi ha fatto cosa. All’interno della mostra vi è però un tema dominante: l’entrata degli elementi naturali all’interno di uno spazio chiuso, cosa che rende il Guggenheim simile ad una grande serra. Alexander Gorlin Architects e SeARCH hanno legato l’elemento architettonico con le forme naturali mentre il collettivo N55 ha creato una sorta di Eden. Altri artisti come Odile Decq, Benoit Cornette Architects, Kimsooja, Ai Weiwei, Elmgreen and Dragset e Stefano Boeri hanno invece studiato la figura della spirale, riflettendola, distorcendola ed esagerandola, ponendo così in risalto la geometria sensuale del museo.
Ma c’è anche spazio per proposte accattivanti e fuori dal comune, come quella di Pipilotti Rist che ha creato delle gigantesche labbra vaginali complete di clitoride mentre una enorme piuma rossa creata da Anish Kapoor fluttua nello spazio catturando l’attenzione degli spettatori. Ma tra le soffici creazioni di Tashiko Mori e gli intricati oggetti di Vito Acconci la lista delle cose da vedere è ancora lunga. Se potete fate un salto al Guggenheim e non ve ne pentirete.