La James Cohan Gallery presenterà il 30 maggio 2009 a New York una mostra con importanti opere del pioniere della video arte Nam June Paik. L’evento permetterà al pubblico di ammirare un cospicuo numero di opere che partono dal 1972 sino al 1994 comprendendo le video sculture e le robot sculptures dell’artista sud coreano.
Universalmente riconosciuto come il padre della video arte, Nam June Paik asserì nel 1965 che il tubo catodico televisivo avrebbe in qualche modo rimpiazzato la tela. Membro di spicco del movimento Fluxus tra i ’60 ed i ’70, Paik ha lavorato fianco a fianco con artisti del calibro di John Cage, Joseph Beuys e Charlotte Moorman.
L’interesse dell’artista per il fenomeno della comunicazione elettronica lo ha portato ad anticipare le ricerche sull’influenza e l’impatto della tecnologia sulla società moderna. Solo oggi, a distanza di 40 anni, possiamo comprendere i concetti principali dell’arte di Paik, basata sul villaggio globale e sulle autostrade elettroniche, teorie che hanno predetto la connessione tra diverse culture grazie alla tecnologia odierna.
Nello spazio principale della galleria troverà posto l’opera TV Bed (1972-91), una scultura creata per la musa Charlotte Moorman. Il sense of humor di Paik è evidente nella scelta di un letto come tributo ad una donna che ha profondamente ammirato. In questa mostra, inoltre, la galleria è lieta di ospitare alcune importantissime robot sculptures come Gertrude Stein (1990), Beuys Voice (1990) e Watchdog II (1997).
Saranno presenti in mostra anche i live feed di Paik, opere in cui una telecamera a circuito chiuso proietta sul monitor un video in tempo reale. L’uso del live feed fu un grande esperimento portato a termine da Paik sulla linea del tempo e della realtà.
Negli ultimi 50 anni Nam June Paik ha esibito nei più importanti musei del mondo come il MoMa di New York, il Whitney Museum of American Art, il Solomon R. Guggenheim Museum ed ha rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia del 1993.
Photo: NAM JUNE PAIK, Enlightenment Compressed, 1994, Courtesy James Cohan Gallery, New York.