Nel corso degli anni la musica contemporanea ha varie volte oltrepassato le sue barriere, fondendosi in maniera inscindibile con l’arte visiva. Nomi come Luigi Russolo, John Cage, Edgard Varese o Brian Eno rappresentano esempi lampanti di una sperimentazione tesa ad unificare la potenza delle arti con l’obiettivo di indagare ogni soluzione creativa possibile. A volte però le intenzioni artistiche sono talmente spontanee e selvagge che solo a distanza di molti anni si riesce a comprenderne la loro forza.
E’ questo il caso della band statunitense The Cramps, formazione nata nel 1975 e fautrice di un originale punk rock fuso con il più tradizionale rockabilly. Il leader della band, Lux Interior (Erick Purkhiser) conobbe Poison Ivy (Kristy Wallace, chitarrista del gruppo ed altro membro fondamentale) a Sacramento in California nel 1972. I due, grandi collezionisti e adoratori dei dischi in vinile, decisero di formare una band e partecipare attivamente ad una scena punk che comprendeva nomi di spicco come Ramones, Television e Patti Smith. Particolarità della band era il fatto di non avere un bassista ma di avere una presenza scenica ed una creatività selvaggia, fuori dal comune. Nella storia di questa band che in fondo potrebbe essere uguale a quella di tante altre del periodo successe però un fatto del tutto inaspettato, una vicenda artistica che ancor oggi ha il sapore di una performance inedita ed inarrivabile. Durante un loro tour del 1978, i Cramps, crearono infatti uno dei momenti artistici più strani di sempre decidendo di suonare all’interno di una casa di cura per malati mentali, il Napa State Mental Hospital.
Sarebbe difficile credere a questa vicenda se la band non avesse filmato tutto con una videocamera Sony portapack. Ed è ancor più difficile immaginare come abbiano fatto i Cramps ad ottenere i permessi per suonare in un manicomio. Il Concerto si apre con Lux Interior che grida alla folla di pazienti: “Siamo i Cramps e veniamo da New York City, abbiamo guidato per 3.000 miglia per venire qui e suonare per voi”
“Fottiti!” risponde un paziente. Da quel momento in poi il concerto ascende verso il caos puro, la folla si dimena e si contorce, saltando da un lato all’altro della sala. Un paziente sale sul palco e duetta con Lux, poi afferra il microfono e comincia ad improvvisare parole in libertà, seguendo il ritmo della canzone. Tra contatti, spinte, sguardi catatonici e movimenti scomposti il concerto prosegue verso strade inesplorate, andando ad incrociare la performance artistica in una maniera spontanea, forse ingenua ma incredibilmente visionaria, come solo la follia pura riesce ad essere. Lux Interior è morto il 4 febbraio del 2009 a Glendale in California ma la rivoluzionaria energia dei Cramps vive ancora all’interno dei suoi dischi.