Nella sua terza mostra personale alla Seventeen Gallery di Londra (in visione fino al 27 marzo 2010) dal titolo Burn Away Fade Out (Bruciato e svanito) l’artista britannico Graham Dolphin esplora il fenomeno del suicidio delle rock stars mediante una serie di riproduzioni di artefatti della pop-culture. Conosciuto per opere come 84 Beatles Songs (2008), dove l’artista impresse sui vinili del White Album le liriche di tutte le canzoni della famosa band in lettere piccolissime, Dolphin combina una precisione metodica da certosino alla Pop-art, inserendo oggetti noti al nostro immaginario collettivo.
La mostra si apre con una serie di ultime lettere (prima del suicidio) di grandi stars della musica come Elliott Smith, Ian Curtis (indimenticato frontman dei Joy Division), Phil Ochs e Kurt Cobain (leader dei Nirvana). Queste annotazioni altamente intime ed emozionanti, poste fianco a fianco sul muro di una galleria, mettono un poco a disagio e trasformano lo spettatore in una sorta di voyeur in cerca di una spiegazione che giustifichi il tremendo atto suicida.
Dolphin sovrappone queste lettere a repliche di oggetti appartenuti ai divi, testimonianze fisiche divenute ormai feticci per milioni di fans. Il primo oggetto è la replica della panchina presso il punto di morte di Cobain nella sua casa di Seattle. Frasi banali come “Qui giace Kurt” o “Nirvana Forever” sono incise sulla superficie della panchina. Questi tributi pubblici impersonali, contrastano con la profonda intimità delle lettere di suicidio. La mostra culmina con tre sculture, riproduzioni del busto di Jim Morrison (quello creato dai fans per la sua tomba al cimitero di Parigi).
Anche qui le scritte e gli autografi lasciati da legioni di fans dal 1984 al 1988 ricoprono la superficie delle opere. Le parole sono difficili da leggere ma il messaggio è chiaro. Le lettere accanto agli artefatti che rappresentano la prova oggettiva dell’avvenuto suicidio, rivelano che sebbene i nostri tributi siano rivolti a star che non fanno parte della nostra famiglia, i gesti di affetto nei loro confronti sono talmente spontanei, come se si trattasse di nostri congiunti.