La Turbine Hall del Tate Modern festeggia quest’anno il suo decennale: La prima mostra delle Unilever Series organizzata nel magico tunnel risale infatti al 2000. Fu Louise Bourgeois ad occupare lo spazio per la prima volta e da quel momento la Turbine Hall è divenuta il luogo artistico per eccellenza, una sorta di mistico santuario difficile da riempire, una sfida capace di elevare un artista tra le stelle del contemporaneo o farlo cadere rovinosamente a terra.
In questo articolo vorremmo rivedere con voi il cammino di questo esaltante luogo che ha letteralmente cambiato il modo di fruire e creare arte, in attesa del progetto numero 10 che vedrà coinvolto Ai WeiWei.
2000 Louise Bourgeois: Maman. L’artista compirà 100 anni il prossimo anno, per la Turbine Hall presentò un gigantesco ragno costellato da una sequenza di torri infernali. La mostra contribuì a far conoscere il genio di Louise Bourgeois ad un vasto bacino di pubblico, donandogli centinaia di migliaia di nuovi fans e un mucchio di nuovi collezionisti.
2001 Juan Muñoz: Double Bind. L’artista installò un gruppo di figure su un falso piano e due ascensori vuoti che facevano avanti ed indietro. Durante l’installazione vi furono liti ed incidenti e numerosi furono i problemi sia di natura tecnica che artistica.
2002 Anish Kapoor: Marsyas. L’enorme tromba scarlatta installata da Kapoor divise la critica in due ma piacque terribilmente al suo creatore.
2003 Olafur Eliasson: The Weather Project. Eliasson piazzò un sole freddo alla fine della Hall divertì molto gli spettatori che potevano riflettersi sul soffitto specchiante. Una sorta di esperienza collettiva che entrò nella cultura popolare trasformando il museo in opera d’arte capace di produrre realtà
2004 Bruce Nauman: Raw Materials. Nauman voleva appendere delle sculture di Hanry Moore su delle gru ma ovviamente il progetto non fu realizzato. La scelta quindi ricadde su un’installazione sonora con musiche e voci (inclusa quella dell’artista) che rileggevano vecchi testi di Nauman.
2005 Rachel Whiteread: Embankment. Blocchi simili ad Icebergs costituiti da migliaia di scatole bianche. L’artista diresse l’installazione con un walkie talkie, un poco come giocare alle costruzioni in una distesa di ghiaccio. L’impatto visivo dell’opera tolse il fiato ai visitatori.
2006 Carsten Höller: Test Site. 5 tubi giganti posti a spirale su vari livelli della galleria. I visitatori potevano scivolare da questa gigantesca installazione ed ovviamente lo fecero con estremo divertimento. L’artista trasformò la Turbine Hall in un immenso e fantastico parco giochi e tutta la popolazione britannica parlò della sua opera.
2007 Doris Salcedo: Shibboleth. 167 metri di crepa che si estendevano su tutto il pavimento della Turbine. L’opera fu aspramente criticata anche se molti rimasero affascinati. Alcuni visitatori caddero all’interno della crepa facendosi molto male. In conclusione non si trattò di una delle mostre più chiacchierate ma anche una delle meno riuscite
2008 Dominique Gonzalez-Foerster: TH.2058. L’artista proiettò la sua visione 50 anni in avanti, immaginando un futuro dove gli abitanti di Londra dovevano ripararsi da una pioggia incessante, ripiegando nella Turbine Hall. Il tutto condito da 200 letti riempiti di libri sotto gigantesche sculture di animali ed un massiccio schermo con estratti da film di fantascienza.
2009 Miroslav Balka: How It Is. Un enorme spazio vuoto ed oscuro, certamente poco adatto a coloro che hanno i nervi scoperti e paura degli spazi poco rassicuranti. L’installazione è in realtà una grande camera d’acciaio lunga trenta metri profonda dieci ed alta tredici, una volta entrati all’interno di essa i visitatori sono liberi di camminare nella più totale oscurità