Il nome Don Van Vliet vi dice qualcosa? no? allora forse conoscerete meglio l’aka di questo grandissimo artista che da anni si cela dietro lo pseudonimo di Captain Beefheart. Nato il 15 gennaio del 1941 in California, Captain Beefheart è forse uno degli artisti più seminali della scena internazionale. Cantante, musicista, pittore ma soprattutto grande visionario, l’estroso Vliet è stato in grado di cambiare per sempre la storia della musica contemporanea grazie ad una spontaneità ed una verve senza pari.
Dopo la sua entrata nella Magic Band nel 1965, divenne il leader indiscusso di tale formazione, sino a giungere a veri e propri attacchi di dispotismo creativo. La sua tirannia fu però ben giustificata dall’uscita di una delle pietre miliari del rock, il disco Trout Mask Replica del 1969. L’album rappresentò infatti un punto di rottura definitivo con tutto ciò che era stato prodotto in precedenza. I 28 brani che lo componevano erano caratterizzati da un’originale mistura di tempi dispari delle partiture, da testi surreali, sterzate di free jazz ed avanguardia totale, in sostanza una vera e propria anticipazione del punk e della new wave.
Come motore centrale di Trout Mask Replica, Beefheart scelse dei veri e propri incidenti sonori generati da testi criptici, clarinetti, fiati in dissonanza e cantati in falsetto o growling blues oltre ad urletti casuali tipici del celebre cantante. L’ispirazione gli venne direttamente dai dipinti di Jackson Pollock, da quelli di Vincent Van Gogh, dal Cubismo e dal Surrealismo. Estrosità ed imponderabilità sono le caratteristiche chiave dell’arte di Captain Beefheart, caratteristiche apprezzate da geni come Frank Zappa (suo grande amico) e fissate su pellicola da maestri della fotografia come Anton Corbijn.
Ed è proprio grazie o per meglio dire a causa di queste particolarità che la critica non è mai riuscita a comprenderlo sino in fondo. Trout Mask Replica fu accolto dapprima come un album orrendo ed in seguito fu giudicato un capolavoro. Stessa sorte toccò alla carriera di pittore di Beefheart, dapprima a causa dell’egocentrica personalità dell’artista, molti pensarono ad uno scherzo, ad una cosa da non prendere troppo sul serio. Solo nel corso degli anni il mondo dell’arte imparò a conoscere le sue infinite possibilità creative tanto che oggi le sue opere pittoriche sono esposte in diversi musei sparsi in tutto il mondo, primo fra tutti il MoMa di New York. Da molto tempo Vliet/Beefheart conduce una vita enigmatica, lontana da fans e riflettori, molti dicono sia affetto da una grave forma di sclerosi multipla altri dicono che ha scelto di dedicarsi unicamente alla pittura. Noi invece siamo certi che il caleidoscopico capitano rimarrà fra i grandi dello scorso secolo.